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giovedì 27 agosto 2009
Reference
ovvero
sala controllo
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Si tratta di un luogo originato dalle library anglosassoni e dalle sale bibliografiche delle nostre storiche biblioteche
che noi riportiamo alla grande biblioteca sui generis di internet con il suo immenso data entry diffuso e generalizzato dalla pervasività delle tecnologie digitali in tutte le attività umane del globo.
martedì 25 agosto 2009
non-progettazione un altro testo "frontiera"...
non-progettazione un altro testo "frontiera" sulla progettazione che terremo presente.
La sensazione-sospetto, per molti, è che da Williams in avanti il fare
poesia non differisca molto dal fare tout court: se la poesia si è
dissolta dalla prosa del mondo perché non assumere la prosa del mondo a
poesia?
Williams invece mette in discussione la liceità della poesia come
processo di esplicitazione caotica e casuale dell'io lirico, e quella
dell'assunzione del linguaggio come registrazione, che vi si omologa,
di qualsiasi atto liberatorio da costrizioni esterne. Nega che
qualsiasi tipo di « scrittura» sia operazione corretta dal punto di
vista etico e politico, né tantomeno che la poesia sia utilizzabile
come momento (secondo l'ipotesi romantica) di sincronizzazione dell'io
(in positivo o - e non fa nessuna differenza in negativo) con il cosmo
dato o immaginato.
Piuttosto la poesia (e lo attesta l'opzione per un discorso metonimico
contro uno metaforico, soprattutto in Al Que Quiere!, ma già in molte
parti di The Tempers), è ipotesi « tecnica» di costruzione di uno
spazio geometricamente e architettonicamente articolato (costruito per
l'uomo, si noti bene, come una «casa» S.E. p. 177) e l'artista, come
per Poe, è «ingegnere» (S.E. p. 35) che produce «stratagemmi» (S.E. p.
293), «oggetti» altri da sé. (I.AG. p. 294 e sgg.).
La poesia inoltre non è, come si diceva, momento liberatorio, o lo è
solo nella misura in cui essa stessa si libera dalla « tradizione» che
l'ha preceduta (le costrizioni formali fini a se stesse che sottendono
una volontà di costrizione culturale) e cosi facendo si libera da se
stessa e assume a nuovo imperativo categorico formale e/o tematico il
rifiuto della contemplazione dell'io lirico nell'atto di rispecchiarsi
negli aspetti «più eccessivamente opportuni» (leggi: «attesi », I.AG.
p. 305) del mondo in cui vive.
Ancora una volta, l'esempio per Williams viene da Poe. Infatti in
contrapposizione all'ipotesi «romantica» secondo cui l'uomo fuggiva la
società alla ricerca della propria perduta integrità morale, dentro la
natura, e sublimava, così facendo, la propria infelicità, « in
solitudine »,E.A. Poe aveva progettato modelli di scrittura (in questo
caso per Williams la scelta formale è politica) in grado di indicare e
accelerare il processo di rottura dell'atto letterario americano nei
confronti della tradizione e della propria funzione-immagine,cioè nei
confronti di se stesso. Poe aveva infatti scelto di assumere la città
(località) e l'io a momento d'incontro - scontrotra forze di segno
contrario indissolubili (la « località» contro e verso l'individualità
e viceversa), ribaltando in questo modo le aspettative del proprio
pubblico a differenza, ad esempio, di quanto aveva fatto, perlustrando
l'ovvio, J.F. Cooper.
In questa direzione intende operare Williams. Costretto a confrontarsi,
come d'altra parte facevano gli altri, con la bancarotta economica e
ideologica del primo 900, cerca di evitare l'ovvio: cioè la
riformulazione, nell'ambito della poesia, della « fuga », o dentro la
«letteratura» (secondo l'esempio di Pound, Eliot e dei Fugitives) o
dentro immagini di nuova « materialità», ad esempio quella della
«città» (New York) assunta a nuova metafora « positiva »: il « ponte»
di Crane che si propone di ripercorrere la storia, ma non fa altro che
rimetterla tra parentesi, rienunciando le valenze «mitiche» del caos.
Williams vuole liquidare miti, mitologie, linguaggi mutuati e non,
ricominciando sempre da capo; propone un io lirico che si riconosce
nello squallore delle città, nel banale, nella bipolarità della
dimensione naturale (i fiori cioè, ma anche le radici e il fango),
nella depressione, vi si compromette fino in fondo, nella imagery e nel
linguaggio.
In tale senso, al di fuori cioè del sogno, lontano da una facile
assunzione di una dimensione «utopica », dell'io che si atteggia a
spazio privilegiato del discorso in versi, la poesia registra la
dilacerazione dell'io nei confronti dell'io, e la dissonanza del
proprio discorso nei confronti della tradizione, in altre parole della
«poesia» tout court: non è forse vero infatti che, nata come monologo,
preghiera tra sé e l'altro (il non dato cioè, nelle varie versioni di:
dei, dio, universo),la poesia si era trasformata in inno dell'io a se
stesso, come unico punto di riferimento della propria disperazione
(Whitman che canta ed ama « se stesso », perché non riconoscendosi più
in niente, propone di riconoscersi in tutto e legge il suo corpo come
l'America e l'America - piagata - come il suo corpo)?
Williams va un passo oltre: radicalizza l'operazione whitmaniana,si
guarda in faccia e si riconosce nelle «cose », perché in esse legge il
momento di condizionamento primario dell'esperire individuale.
Come aveva insegnato Duchamp. Il discorso si focalizza cioè sull'«
apparato» materiale delle «Cose» attraverso le quali l'individuo si
esplicita; la composizione « Istruzioni» tra le più famose e
antologizzate di Williams è un discorso non su un funerale, o sulla
morte, o sulla solitudine dell'io, ma su un carro funebre intorno e
dentro il quale si svolge la poesia; come «Buona notte» che non verte
sul sogno (la visione delle tre jeunes filles en fleur), ma sul
lavandino e sul prezzemolo, su una cucina, la sera. Non perché siano
«poetiche », ma semplicemente perché esistono e perché ad esse è legato
l'esperire dell'io lirico.
La «poesia» cioè è corollario, non esperienza subliminale dell'io che
acriticamente si riconosce nell'impoetico, ma che lo ri-conosce,
misurandovisi e accentuandone i meccanismi di condizionamento, secondo
un processo di disvelamento e analisi della spazialità totale delle «
cose », verso e contro l'uomo, che l'indirizzo figurativo «
Precisionista », mutuandolo attraverso Duchamp e i cubisti, farà, di lì
a qua1cheanno suo.
La difficoltà dell'impresa giustifica, accanto a poesie derivative,
come si diceva, sul modello di Pound, Browning e Milton, la presenza di
una serie di componimenti (tra gli altri «Cicoria e margherite »,
«Canzone d'amore », «Eroe» e «El hombre ») in cui la «parola» tenta di
tradurre l'energia fisica, i nodi della passione e il mistero del
non-significato e non-traducibile «Tramonto d'inverno» e «In porto »).
Il discorso registra nella propria incisività e lapidarietà la forza
e/o solitudine dell'individuo, senza cedimenti retorici: in «
Preludio», ad esempio, la sintonizzazione con il cosmo è registrata nei
suoi aspetti meno magniloquenti. E l'attenzione è simultaneamente
focalizzata sulla parola ipoteticamente assunta quale verbum (capace di
registrare il cosmo) e sulla sua negazione: in altre parole Whitman
contro e a confronto con 1'« Armony Show»; l'utilizzazione della parola
come tramite correlativo della «cosa» e il dubbio-certezza della
propria inadeguatezza a conoscere se non attraverso una dissoluzione
dei modi tradizionalidi registrazione «letteraria» della realtà; la
scelta cioè di perlustrare simultaneamente la realtà e i modi di
traduzione della realtà, negando alla sintassi «figurativa»)
tradizionale la propria funzionalità, come in «Figura Metrica ».
Di qui la «non-eroicità» del reale, perché al di là della superficie,
dell'ovvietà, un'operazione di scavo, di registrazione delle forme,
evidenzierà quale humus primario, la debolezza «A mo' di scusa»),
l'epica antiepicità dell'esistere «Istruzioni»), lo squallore, come nei
quadri di Eduard Hopper, delle strade vuote e il silenzio, il desiderio
di uscire dalla propria casa trascinandosela dietro e la necessità di «
parlare » la realtà corposa della città «
L'operazione di Williams si muove allora lungo le coordinate del
progetto poetico di Whitman ma senza sentimentalismi, con il coraggio
dello squallore, (come vorrà più tardi Ginsberg), e la certezza che la
sovrapposizione del «sogno» (immaginazione-poesia) alla realtà non deve
signifìcarne una lettura distorta, ma una modificazione, attraverso
l'offerta di modelli di lettura alternativi.
In questo senso la storia entra, in negativo, nella città, nella vita
delle «personae» che le poesie toccano. In genere attraverso le figure
femminili «
Le immagini degli stracci, degli steccati, delle rimesse nei cortili
parlano 1'« altra» America, raccontano l'America che Stieglitz
fotografava; avvicinati in modo puritanamente «precisionista», a un
passo brevIssimo dalla ipotesi iperrealista di lettura della realtà, si
contrappongono ad una realtà miticamente positiva, «bella », di cui
denunciano l'assenza.
Sottolineano lo squallore dell'esistenza dell'artista «McB »), contro
la finzione del sogno, degli scantinati fetidi contro il sogno ad occhi
aperti «Keller Gegen Dom» ), del concreto contro 1'astrattezza di un
liberismo qualunquista «Ritratto di una donna a letto »).
La consapevolezza che è giunto il momento di liquidare definitivamente
un'ipotesi esperienzale «romantica» si accompagna al sogno che la
realtà possa essere ancora posseduta dall'io lirico individuale e
individuato attraverso la parola.
Williams cioè continuando a farla nega la possibilità di fare arte,
secondo la lezione dell'avanguardia storica, e così tacendo registra la
propria prigionia dentro al lInguaggio, con interessanti e coraggiose
sbandate all'interno della poesia.
L'ipotesi ultima è che la resa fictional della realtà sia più vera del
vero e che i prodotti dell'immaginazione coartata al reale siano più
raccapriccianti del ,vero, «bambina i tuoi petali si arriccerebbero!»
si legge nella composizione intitolata «L'orco») e la donna, posseduta
attraverso la poesia è «foglia secca» perché, al di là della sua
bellezza, il paesaggio in cui si colloca, la deturpa. La lettura in
profondità del mondo ne rileva gli scompensi qualitativi e denuncia -
come nell'ipotesi iperrealista - l'assenza di una linea di separazione
tra «sogno» e realtà: non perché il sogno (la poesia) abbia sostituito
il reale ma perché il reale ha «invaso» anche il sogno, cosicché la
dimensione onirica non si configura più come dimensione alternativa al
reale, ma come registrazione deformata dei dati del reale.
L'intelligenza con lucidità registra il «grottesco» nel reale e in
quanto si suppone « altro» rispetto al reale: al di là del gioco
dell'ironia, il mostruoso, la realtà. Lo scrittore registra la
dissoluzione del proprio io lirico nelle cose, la deformità polivalente
ma irreversibile del proprio punto di vista «L'orco»), la provvisorietà
permanente delle proprie scelte lessicali.
E la disarmonia delle opzioni tematiche sta ad indicare, secondo la
lezione di Duchamp, la teorizzazione della non-scelta, ossia la
impossibilità di una scelta che prescinda dal « nuovo-orrido »: la
malizia, lo squallore di rapporti « sentimentali» asfittici, la
solitudine, il « mostruoso» appunto, da cui sembra, non salvarsi
nessuno, (i «figli del coroner », la «piccola figlia dell'omicida »), e
che pare aver intaccato e plasmato totalmente il reale. La poesia si
trasforma in una grossa finzione, terrificante, che come i musei delle
cere disvela appunto il «mostruoso» del mondo, dentro e contro cui
Williams proietta i suoi «sogni ».
La poesia si è davvero definitivamente dissolta nella prosa del mondo:
partito da un intento epico, Williams ha finito per disvelare
l'anti-epicità della realtà americana, passando attraverso l'esperienza
dell'avanguardia storica. Dentro la dannazione della poesia, ha
pubblicizzato (come Poe) la propria disperazione e le «cose» che di
tale disperazione sono correlativi-condizionanti.
Tutt'al più il rischio che Williams corre è quello della contemplazione
dell'oggetto che, in quanto esibizione e illustrazione dello stesso, a
volte finisce per pubblicizzare appunto le « cose» piuttosto che le
loro strutture profonde.
Che è un rischio, questo ultimo, corso da molti, perché qualche volta,
l'avanguardia che si leva «contro la mercificazione estetica vi si
precipita dentro».
La poesia infatti non cancella ma «sposta », uno dopo l'altro, gli
«oggetti », ne muta la prospettiva in rapporto allo sguardo, disvela
angolature diverse, pieghe nascoste, intarsi e fenditure, lucentezza e
disegno, ruggine e polvere; sollecita lo sguardo, lo dirige, lo mette a
fuoco, così da produrre, senza volerlo e senza che ce ne si renda
conto, 'al proprio interno, un momento di scambio tra immagine e
sguardo, tra la «passività» degli oggetti e la tensione/attenzione
dell'intelligenza. Che farci? D'altra parte Williams aveva sostenuto
che per evitare di morire è necessario evitare che l'immaginazione sia
posseduta dalla morte, ma non è colpa della poesia se gli oggetti, le
merei non sono più « rimuovibili » neppure dalla fantasia:
«La bomba parla. / Tutte le repressioni, I dai processi per stregoneria
a Salem / ai più recenti / falò di libri: / sono la confessione / che
la bomba/ è entrata nella nostra vita / per distruggerci ».
Nota: by BARBARA LANATI, William Carlos Williams"
domenica 12 luglio 2009
Risorse informatiche sul Web
Siamo a un punto di svolta nel cyberspazio: nel giro di cinque anni ben l'80% delle operazioni al computer non si faranno più servendosi dei software installati nel pc di casa ma attraverso il 'cloud computing', una "nuvola di risorse informatiche", applicazioni, programmi di calcolo e scrittura, di immagazzinamento dati e molto altro, che sarà disponibile online.
A delineare sulla rivista Science gli scenari futuri di Internet è Michael Nelson della Georgetown University di Washington DC. Secondo Nelson, il futuro di Internet è appunto il 'Cloud computing', un nuovo modo di usare il pc sfruttando i programmi installati sui server di Internet. Così banalmente, invece di usare Word per scrivere, ci si potrà collegare a Internet e usare la sua versione online ed anche salvare i documenti su un hard disk virtuale.
Un esempio già in uso sono le applicazioni offerte da Google agli utenti Gmail, agenda, programmi di visualizzazione delle foto, software di scrittura e molto altro."Il Cloud computing ha raggiunto attualmente un grado di evoluzione pari a quello raggiunto da Internet nel 1993 spiega Nelson gli standard di base sono decisi, le prime applicazioni commerciali stanno prendendo piede, restano preoccupazioni sul versante della sicurezza e non è chiaro quanto questa nuova tecnologia spopolerà. Ma tutto si deciderà nel giro di duetre anni".
"La nuvola spiega Nelson sarà, come Internet, una rete di reti fatta di oltre 100 mila sottosistemi gestiti da diverse compagnie e organizzazioni". Numerose organizzazioni hanno già abbracciato la 'nuvola aperta', incluso il Forum Open Grid, l'Open Science Grid, consorzio universitario guidato da Google e IBM, e quasi 200 hanno approvato un "Manifesto dell'Open Cloud".
(Lor. Brio.)
venerdì 19 giugno 2009
giovedì 11 giugno 2009
Aquino Violetta
mercoledì 27 maggio 2009
Aggiungere il nostro profilo facebook su blogspot
lunedì 18 maggio 2009
3 gruppi
primo tipo di blog (con personalità)
http://domenicocommisso.blogspot.com/
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http://bananacampus.blogspot.com/
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http://mariosnake.blogspot.com/ mario domanico
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http://ilcuorealritmodelweb.blogspot.com/ [ vedi qui: http://ilcuorealritmodelweb.blogspot.com/2009/05/nicknames-giu-la-maschera.html]
http://mariangelacorniola.blogspot.com/
http://kimelashot.blogspot.com/- http://carminemura.blogspot.com/
- http://giococonparole.blogspot.com giuseppina mazzei
- http://darkonfusion.blogspot.com/
secondo tipo di blog (fatti bene tecnicamente)
http://stefaniadl.blogspot.com (mancano però alcuni moduli ancora)
http://blogailati.blogspot.com/- http://egidiotruemetaller.blogspot.com/ [se ci embedda qualcosina diventa una figata e diventa anche utile]
- http://scenaindie.blogspot.com/ [vedi sopra]
- http://nonosare.blogspot.com/ (c'è qualcosa da aggiustare)
- http://csiscenedelcrimine.blogspot.com/ [potrebbe diventare interessante se magari ci lavorasse un po' su]
- http://rocco-ciraci.blogspot.com/
- http://diablosanctuary.blogspot.com/
- http://ideebloggate.blogspot.com/
- http://suicide-please.blogspot.com/
- http://linguaggianimali.blogspot.com/
- http://fabiola-c.blogspot.com/
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terzo tipo di blog (compitini)
http://antiniska-caparelli.blogspot.com/
http://lidiadm.blogspot.com/
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http://coriglianocalabroforever.blogspot.com/ [dove diamine siamo? alla pro loco?]
http://assuntanero.blogspot.com/ [ebbasta! woodstock e i figli dei fiori son crepati da trent'anni!]
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In forse...
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lunedì 6 aprile 2009
L'orto
Così anche la Casa Bianca apre, al suo interno, un orto. Il nuovo Presidente trova spazio, nei suoi curatissimi giardini pieni di storia, per un orto. Sarebbe davvero riduttivo interpretarlo come captatio benevolentiae nei confronti di un fenomeno – quello dell’orto urbano – che va venendo di moda. In realtà è stato intercettato un trend sociale e di costume di grande portata.
Già nei mesi scorsi avevamo indicato come, anche nel nostro Paese, stesse prendendo consistenza la conversione di parti del territorio urbano (dai giardini condominiali ai terrazzi, dalle aiuole a spazi dismessi) ad orto. Si coltiva di tutto: dalle erbe aromatiche nei siti più ristretti a molti diversi ortaggi laddove c’è più spazio. Non è soltanto il riflesso di una congiuntura particolarmente sfavorevole e delle crescenti difficoltà di molte famiglie ad arrivare alla fine de mese. Il risparmio è certamente il driver più consistente una sorta di atteggiamento autarchico di impronta recessiva: una ciambella di salvataggio se la crisi dovesse aggravarsi. In realtà le motivazioni sono anche altre oltre a quelle di natura hobbystica. La crisi ha finito per esercitare un effetto maieutico ad un incisivo mutamento latente nei confronti del modo di mangiare, dei prodotti agricoli e anche della vita rurale. La necessità in molti casi si è tramutata in virtù: l’avvio di un rapporto nuovo con la terra, con la natura, con il territorio, con il succedersi delle stagioni. La riscoperta in taluni casi di sapori antichi, delle valenze dell’imperfezione e la diffidenza verso prodotti esteticamente attraenti e tutti perfettamente uguali ed ugualmente insipidi, i rischi di un’agricoltura industriale. Forse, per la prima volta, la contraddizione insita in questo binomio.
Ma il vero salto di qualità si potrà realizzare non destinando soltanto spazi residuali/degradati di territorio urbano ad orto ma creando una cintura verde destinata ad attività agricola, gestita dai cittadini, intorno alle città. Potrebbe essere la realizzazione più coraggiosa ed emblematica insieme, considerando il tema dell’Expo ( "feeding the planet"), per Milano 2015. Non è affatto utopia : già adesso esistono progetti in fase di realizzazione ad esempio dall’architetto italiano Cibic in Turchia ed in Cina – in diversi contesti urbani. Appezzamenti di terreno raggiungibili in poco tempo da dare in locazione, con il vincolo dell’attività agricola, ai residenti delle città, per immergersi in una realtà del tutto diversa. Una agricoltura ecocompatibile, rigorosamente organica, con pannelli solari che garantiscano l’energia necessaria. Un polmone verde che certamente non renderebbe le città alimentarmente autosufficienti ma che consentirebbe ad una parte dei cittadini di riscoprire il piacere della coltivazione e del rapporto con la terra. Fornendo così un’offerta socialmente qualificante alla crescente disponibilità di tempo libero, una nuova dignità alla vita rurale, un nuovo rapporto con il territorio. Prevedendo anche spazi pubblici con costruzioni leggere e percorsi comuni dove si possa cucinare, pranzare assieme con i prodotti dell’orto, conversare, passeggiare , trascorrere un tempo scandito dai ritmi della natura e delle stagioni e non dalla concitazione sociale.
Se l’orto di Obama diventa un modello per tutte le cittàDI GIAMPAOLO FABRIS
domenica 29 marzo 2009
[doc condiviso da onaironlus] video-google
Mostra a Reggio Emilia 1995
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Elio Pagliarani in Usa
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Rivista delle Riviste [history]
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Rivista delle Riviste [abstract]
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edimal
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Loosetv delle Loosetv [1996]
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[B] Margi. Rivista multimediale interattiva del PotameBusento.
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[B] Margi. Rivista multimediale interattiva del PotameBusento.
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1983 Pagliarani
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Wittgenstein e Kristeva
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2006 11 08 Daniele Gambarara - il Talento Del Parlante
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2006 04 05 Francesco Ferretti - Jerry Fodor
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2006 03 08 Paolo Virno MARX
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2006 01 11 Marcello Walter Bruno Seminario su Barthes
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2005 12 07 FeliceCimatti Chomsky Lingua Linguaggio
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2005 11 30 Daniele Gambarara Ferdinand De Saussure
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LEARNING HUB 2004 - 11 - 20 Costantino Sigismondi
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LEARNING HUB Costantino Sigismondi Nicola Campopiano
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mercoledì 11 febbraio 2009
Vai al diavolo
Propone di scambiarsi per un pò di posto, l'Infame! Mettersi lui al centro e bearsi del favore degli uomini e soprattutto delle donne., e che l'Altro giri per un pò intorno, Lui.
Non vi dico com'è andata a finire, tanto lo immaginerete facilmente comparando le storie primitive, l'ha precipitato negli Inferi insieme ai suoli sodali con un calcione - questo nel film.