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1989


[1989] Emma venne a trovarci nella scuola che guarda alla fontana delle tartarughe annidata nel vecchio ghetto di Roma. L'attendeva una raccolta di vivaci eterogenei virgulti che l'accolsero - manco a dirlo - per amor mio (visto che l'evocavo con i suoi testi un giorno sì e l'altro pure) e per la naturale curiosità, prolungamento naturale dei nostri eroici tentativi quotidiani di studiare matematica in modo nuovo in una scuola media superiore aperta a tutti i venti, una scuola di base, per così dire.


Toccò alle classi di mezzo accoglierla nella piccola aula magna di via Sant'Ambrogio come in una pausa dell'attività didattica ordinaria, diversione sempre grata per il conseguente crollo della sorveglianza routinaria delle ore di lezione.
E' inutile dirvi che Emma andò subito al punto, senza por tempo in mezzo, giocando in contropiede: la vedo anche ora vividamente voltarsi verso il tavolo alle sue spalle prendere una circolare dimenticata della presidenza,  e andare a cominciare calamitando occhi e orecchie del barbaro uditorio vagamente vacanziero.
Un foglio A4 sventolato nella sua piana rettangolarità che nelle mani di Emma si animò subito nelle forme più solide di uno-due cilindri - come un mago che predigitasse altre carte..
I due cilindri messi a confronto per lungo e per largo, e l'indagine prese la corsa; i volumi e le superfici e poi, subito, i numeri, gli schemi grafici, eguaglianze ed equazioni, etc e la lavagna e la nera ardesia a illuminarsi di intelligenza in presa diretta con i ragazzi ormai presi.
Le due ora volarono verso il termine programmato della ricreazione che si annunciò con la campanella che, udite udite, fu bellamente ignorata dal giovane consesso -fu Emma che li congedò per por termine ad uno stream ormai completo! Mentre guadagnavamo l'uscita anche noi tra gli studenti che salutando sciamavando, Emma mi ringraziò dell'incontro, sì, lei ringraziò noi ah ah: era contenta proprio di quella composizione eterogenea delle classi, dell'atmosfera per così dire popolare in cui l'uditorio si era espresso. Sicura dei suoi mezzi, dell'attualità della sua didattica, Emma Castelnuovo aveva ancora una volta messo in atto la  drammaturgia che la distingue e la contraddistingue - una scuola del popolo la direbbe Freinet, il suo omologo educativo francese, una scuola delle difficoltà valorizzate e delle diverse abilità magnificate.

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