La logica di House
Leggendo un racconto o un fumetto, o guardando un film o uno sceneggiato televisivo rimaniamo sempre affascinati dalla figura negativa del cattivo, che suscita in noi un fascino magnetico, che fa salire l’adrenalina ed il gusto del proibito. Ogni avversario ha un suo carisma, un suo carattere tipico e quel “non so cosa” che ci lascia ammirati fino a divenire suoi schiavi. E’ una cosa naturale, ed ogni buon racconto o film, senza un buon cattivo, diverrebbe una minestrina acida non adatta neanche alla più morale delle famiglie. Nel corso del tempo il fascino del cattivo è sempre rimasto vivo nel nostro immaginario, pareggiando con la bellezza ineguagliabile del coraggio e della bontà del protagonista. Nessuno mai si sarebbe sognato di dover fare i conti con un personaggio ibrido, un incrocio fra buono e cattivo, con un personaggio tale da portare confusione in noi e nei nostri sentimenti più intimi, tanto da scatenare una vera e propria lotta fra la nostra coscienza ed il nostro istinto. Il fascino particolare del “buono e cattivo”, di un personaggio mai fermo nel suo ruolo, ma con le convinzioni così salde da mettere in crisi il tipico buono ed il tipico cattivo di un racconto o sceneggiato, ha creato un nuovo modo di vedere le cose, di pensarle e di affrontarle. Nel nostro caso parleremo di una persona zoppa, che si regge su un bastone, che fa il medico ma che non porta il camice bianco, e che crede nella logica più assoluta: il dottor Gregory House, protagonista di un famoso telefilm di successo “made in USA”. ‘Doctor House M.D’ è stato un vero e proprio boom negli Stati Uniti, ma soprattutto in Italia dove il “fenomeno House” è diventato non solo un nuovo modo di vedere la vita e affrontarla, ma anche un oggetto molto interessante di studio.
Ad una prima impressione, Gregory House può sembrare un anarchico, un misantropo, uno che odia ogni rapporto intrapersonale, che non sa cosa sia la vera amicizia, il rispetto verso gli altri ed anche verso se stesso e la morale e l'etica in genere. Niente di più sbagliato!
Il dr. House è certamente una persona un po’ ruvida, molto fredda per certi versi. Ma il fatto che sia il cattivo della situazione, che spesso sembri del tutto privo di sentimenti nei confronti dei suoi pazienti, non significa che non sia in grado di empatizzare. Il suo personaggio, delineato profondamente negli aspetti personali e nelle sue relazioni con il mondo esterno produce un connubio unico fra umanizzazione (la realtà dello spettatore) e finzione, lungo un percorso estremamente e necessariamente razionale. In pratica è un perfetto misto fra buono e cattivo, un ibrido affascinato, mai scontato che emoziona sempre, che fa del sociale il suo nemico, ma allo stesso tempo il suo punto di forza.
Accade spesso, infatti, che House arrivi a formulare la diagnosi corretta proprio grazie alle informazioni, che riguardano la vita, le passioni e anche i sentimenti dei suoi pazienti. Sembrerà paradossale, ma House ha una spiccata intelligenza sociale,che si fonda sull'utilizzo di indizi, risorse, informazioni, che derivano prioritariamente dai canali sociali, ad esempio, le sensazioni che abbiamo nel momento in cui incontriamo una persona. Per quanto si allontani dagli altri e viva in un mondo tutto suo, ha bisogno proprio degli altri per poter essere vivo, e lo fa attraverso l'ascolto e l'osservazione, che sono canali molto importanti nella comunicazione sociale.
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Pierce e House
Charles Sanders Peirce contribuì in modo decisivo alla riscoperta dell’abduzione e di quella che poi verrà etichettata con il termine “logica dell scoperta”. Lo studioso capì una cosa allo stesso tempo semplice, ma estremamente affascinante: che le attività cognitive sono attività segniche, cioè, attività che coinvolgono segni o indizi, se preferite. Detta in termini rozzi, siamo tutti degli investigatori, perché la nostra relazione con il mondo si basa sulla nostra capacità di “inferirlo”. Certamente, alcune inferenze le compiamo in modo ormai automatico, perché il nostro rapporto con il mondo si è stablizzato attraverso l’evoluzione, ma sempre di interenze si trattano.
Il cervello regola tutto, e proprio queste inferenze partono da uno degli organi più importanti del nostro organismo. Ma non solo. Gli esseri umani sono anche degli ingegneri cognitivi nella dimensione in cui riescono a modificare l’ambiente circostante al fine di ottenere “segni migliori”, per poter esibire delle inferenze sempre più precise e controllabili. Questa attività sfocia nella costruzione di artefatti, come il computer, il microscopio, etc.
Ora, la possibilità di esibire un numero di inferenze sempre più complesse e articolate non dipende però solo dal nostro cervello, ma anche dalla continua interazione proprio con questi artefatti che costruiamo e/o che ereditiamo dalle generazioni precedenti.
Anche House fa uso di artefatti, uno in particolare: una semplice lavagna. Per quanto l’utilizzo possa sembrare semplicistico e quasi banale, in realtà ha una precisa funzione cognitiva, che si riallaccia alla teoria di Pierce.
Punto primo: la lavagna fornisce un aiuto in termini di memoria: una volta che scriviamo la parola rimane “lì”.
Punto secondo: ci consente di manipolare la nostra attenzione, permettendoci di tenere una o più parole davanti ai nostri occhi.
Punto terzo: ci aiuta nel “ragionarci su”. In questo modo la nostra capacità di percepire segni e di ricavare le inferenze migliori viene aumentata.
http://www.youtube.com/watch?v=YVzF_-RI4Ps
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Charles Sanders Peirce sostiene che il pensiero umano ha tre possibilità di creare inferenze, ovvero tre modi diversi di ragionamento:
Il ragionamento deduttivo
Il ragionamento induttivo
Il ragionamento abduttivo
Deduzione:
Regola: Tutti i malati di lupus muoiono in cinque giorni
Caso: Questa persona ha il lupus
Risultato: Questa persona è morta dopo cinque giorni
Induzione:
Caso: Questa persona ha il lupus
Risultato: Questa persona è morta dopo cinque giorni
Regola: Tutti i malati di lupus muoiono in cinque giorni
Abduzione:
Regola: Tutti i malati di lupus muoiono in cinque giorni
Risultato: Questa persona è morta dopo cinque giorni
Caso: Questa persona ha il lupus
Detto ciò torniamo alla domanda iniziale :Qual è la logica di House?
Analizziamo i tre casi e vediamo come siano estremamente diversi:
Nella deduzione si da per scontata la regola appresa durante lo studio della medicina (tutti i malati di lupus muoiono in cinque giorni) si sperimenta che la persona ha il lupus e quindi è ovvio (purtroppo) che la persona morirà in cinque giorni.
Nell'induzione, invece, si cerca di trovare la regola per cui è come se si studiasse una nuova malattia della quale non si conosce nulla e si cerca di definire la regola; diciamo che la persona ha il lupus (ma non sappiamo nulla del lupus perchè è una nuova malattia) e verifichiamo che la persona è morta in cinque giorni, nulla possiamo dire sulla malattia come regola perchè non basta un caso per sostenere una regola. Questo processo logico poco interessa al Dr. House.
Il terzo invece è proprio il pane quotidiano del Dr. House e cioè data per certa la regola ossia che tutti i malati di lupus muoiono in cinque giorni, si osserva che il malato è morto in cinque giorni per cui è molto probabile che il malato abbia il Lupus! (Logica di House)
Come sostiene lo stesso Pierce l'unica inferenza che produce nuova conoscenza è proprio quella abduttiva, perchè ci porta a sperimentare la strada intuita ed ipotizzata, che poi magari non si rivela giusta ma anche in questo caso abbiamo creato conoscenza riducendo il campo di indagine. Ed è questo che vuole ottenere lo stesso House: creare nuove conoscenze anche quando la strada della ricerca sembra conclusa. Non a caso continua a cercare, ad allargare il campo d'indagine anche dopo la morte di un suo paziente. Attraverso l'autopsia cerca, indaga, continua a sperimentare per creare, appunto, nuova conoscenza.
Ovviamente questo ragionamento (abduzione) è fallace. In altre parole, non sappiamo se sia sempre vero. Ad esempio, se vi dicessi:
Se piove, ti bagni.
Sei bagnato, allora piove.
Come è facile intuire, la conclusione di questo ragionamento (”allora piove”) può essere vera, ma anche falsa. Ad esempio, posso essere sì bagnato, ma perché sono appena uscito dalla doccia.
Anche se la conclusione di un’abduzione non è necessariamente vera, però ci consente di andare al di là di quello che conoscevamo. In questo senso, l’abduzione è alla base di qualsiasi processo conoscitivo.
In diverse puntate House appare costretto a fare servizio presso l’ambulatorio del suo ospedale. Le scene che ritraggono House intento a visitare un paziente affetto da "mali minori" mostrano tutta la sua bravura di diagnosta navigato: arriva alla soluzione del problema in pochi attimi, spesse volte senza visitare il paziente. Non c’è ovviamente niente di magico in tutto questo: House è un medico preparato e con una grossa esperienza. Questo vuole dire che durante gli anni ha acquisito un bagaglio di conoscenze, che gli consentono, anche dopo una rapida occhiata, di capire quale è il problema e di formulare così l’abduzione corretta. L’esperto - quale House è - riesce lettaralmente a vedere cose che un occhio non allenato e formato non sarebbe in grado di osservare. Questo è dovuto proprio al bagaglio di esperienze e di conoscenze che ha immagazzinato e attraverso cui riempie i buchi, lasciati vuoti da eventuali dati incompleti.
Quindi, a vedere bene le cose, non è propriamente corretto dire che House riesce a capire che cosa un paziente ha con un semplice sguardo: ma, al contrario, è che le informazioni che servono per capire meglio la situazione ce le ha già, immagazzinate sotto forma di esperienze passate. Per cui non deve far altro che selezionarle all’occasione.
Abduzioni visuali
Gli esseri umani possono generare ipotesi o elaborano spiegazioni a partire anche da elementi meramente percettivi.
La abduzioni visuali sono un esempio di questo tipo: in questo caso non formuliamo un’ipotesi o una spiegazione attraverso un ragionamento conscio ed espresso attraverso il linguaggio, ma attraverso i sensi, in questo caso la vista.
Lo stesso House riesce a raggiungere un certo tipo di ragionamento attraverso l'abduzione visiva, che gli consente di risolvere un caso:
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Quando riceviamo un pacco regalo solitamente la prima idea che ci viene in mente è quella di indovinare cosa c’è dentro. In alcuni casi già la forma ci dice qualcosa, se è un libro, ad esempio. Altre volte invece l’unica cosa che possiamo fare è quella di prendere il pacco e scuoterlo per cercare di capire cosa ci potrebbe essere dentro: lo scuotiamo per ottenere delle informazioni, che altrimenti non riusciremmo ad avere con gli altri sensi. Quando scuotiamo o tocchiamo il pacco non facciamo altro che compiere un’abduzione manipolatoria.
Un’abduzione manipolatoria non è altro, quindi, che la formulazione di un’ipotesi, cioè, di un’abduzione, (indovinare cosa c’è dentro il pacco) attraverso la manipolazione del mondo esterno (lo scuotere il pacco, nell’esempio). Nel compiere un’abduzione manipolatoria non facciamo altro che compiere a una prestazione cognitiva di un certo tipo, senza ricorrere però esclusivamente a un’attività mentale, ma attraverso il fare.
Nel setting medico le abduzioni manipolatorie sono molto frequenti. Ad esempio, l’oscultazione del cuore o dei polmoni. In alcune tradizioni mediche, ad esempio, la manipolazione del corpo del paziente svolge un ruolo fondamentale. Questo avviene perché il dottore, appositamente formato, è in grado attraverso delle azioni “intelligenti” di interrogare il corpo del paziente, per ottenere successivamente delle informazioni, che potrebbero risultare utili al fine della diagnosi.
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L’abduzione è quel tipo di ragionamento che dà conto del modo con cui creiamo delle ipotesi. Ovviamente le ipotesi sono creative nella dimensione in cui arrivano a una conclusione che non ci era nota in quel momento. Però è bene fare un’ulteriore distinzione. Nella maggior parte dei casi l’ipotesi che formuliamo era già nota. Ma vi sono alcuni casi, particolarmente eccezionali, in cui si arriva addirittura a formulare una spiegazione che è del tutto nuova. Basti pensare, ad esempio, al caso della scienza, in cui le scoperte scientifiche sono delle spiegazioni realmente creative.
Nel caso del dottor House, la diagnosi cui arriva a formulare è sempre una diagnosi già nota. House, infatti, non è un ricercatore o uno scienziato, che mira a scoprire delle nuove malattie: il suo scopo è invece di capire fra una libreria di malattie quel’è quella che spiega meglio i sintomi del paziente. Solitamente la malattia, seppure strana e rara, è sempre conosciuta.
Il tipo di ragionamento che formula delle spiegazioni già note si chiama tecnicamente abduzione selettiva. Qui ne abbiamo un esempio.
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Come abbiamo già detto, House, per allargare il suo campo di ricerca, sperimenta anche su cadaveri attraverso l'autopsia, o altri tipi di sperimentazioni. Questo tipo di strategia consente ad House di ottenere informazioni che altrimenti non sarebbe in grado di ricavare, né riflettendoci su, né con altri strumenti. In gergo tecnico, si dice che House sfrutta l’ausilio di quelli che sono definiti mediatori cognitivi o epistemici, due termini introdotti da Edwin Hutchins e Lorenzo Magnani. Si chiamano mediatori cognitivi o epistemici (che si usa più nei setting scientifici), perché permettono di migliorare la nostra performance cognitiva, nel caso di House di giungere a formulare un’ipotesi migliore, o nel caso del video che proporremo di ottenere una conferma della propria ipotesi, proprio perché ci veicolano delle informazioni che non saremmo in grado di avere altrimenti.
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Nella generazione di ipotesi le anomalie sono un fenomeno fondamentale, perché sono il segnale che qualcosa non sta andando come dovrebbe. Le anomalie sono delle informazioni che traggono il loro valore dal fatto che deviano dal normale corso delle cose e quindi la spiegazione o le spiegazioni che normalmente utilizziamo per orientarci nel mondo hanno delle falle, cioè, devono essere riviste.
Chi legge romanzi gialli sa perfettamente che, durante le indagini su un omicidio, le anomalie sono quella scintilla interessante che, il più delle volte, aiutano alla risoluzione di un caso. Le anomalie indirizzano, ci fanno capire, ci accompagnano a quel risultato che non riusciamo ad ottenere in un caso che ci appare del tutto nomale.
Nel setting diagnostico, come quello di House, le anomalie sono fondamentali, perché indicano un malfunzionamento; a sua volta, un malfunzionamento, una deviazione dalla normalità, può essere un sintomo, da cui inferire la diagnosi corretta.
Ecco perchè House e Holmes si somigliano: loro giocano sulle anomalie, ci sperano, formulano la loro ipotesi e vengono indirizzati verso la verità! Per molti normali medici o investigatori le anomalie possono essere nuove gatte da pelare, ma per gente come House o Holmes solo ancore di salvezza!
Vi sono alcuni tipi di ragionamento che traggono spunto dall’utilizzo di un modello. Difficilmente le strategie che una persona utilizzerà saranno inventate sul momento. Più probabile che si affiderà a delle routine o, più semplicemente, a delle procedure che hanno già avuto un certo successo. Questi modelli possono essere di vario tipo. Ad esempio, possono essere una serie di istruzioni, oppure delle procedure. In alcuni casi i modelli possono sfruttare anche aspetti, che fanno leva su aspetti non strettamente linguistici o consci. Ecco un esempio interessante presso dal nostro House. In questo caso, House arriva a selezionare la diagnosi corretta utilizzando un tipo di ragionamento basato su un modello squisitamente visuale: avendo come modello il movimento di una molla e quello dell’acqua in una vaschetta, che si muove come un pendolo, House arriverà a ipotizzare che negli occhi del paziente di turno è probabile che ci siano dei vermi.
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- House, un essere sociale mancato
Per quanto House possa essere un personaggio antisociale, misantropo, che odia un rapporto vero con l'esterno, in realtà la sua figura è totalmente contraddittoria. Non vive per l'esterno, ma senza l'esterno non riesce a vivere. In pratica, il lavoro in team svolge un così importante ruolo che corrisponde a un elemento ricorrente per chi formula diagnosi di mestiere: il fatto che la cognizione - le nostre forme di ragionamento - sia distribuita.
I ragionamenti di House nascono da House stesso, ma non hanno quell'elemento in più che lo rendono il migliore: senza il lavoro in team, senza l'ascolto, la riflessione ed il confronto con gli altri. Per chi segue la serie, abbiamo visto che nella prima puntata della quarta serie House, pur di formulare ipotesi adeguate, ha bisogno di qualcuno con cui confrontarsi, e lo fa chiamando a sè un inserviente delle pulizie dell'ospedale che farà spacciare come medico. Ciò significa che il solo ragionamento di House, tutto ciò che l'ospedale ha da offrirgli (macchinari, strutture), e lo stesso artefatto (la lavagna) sono insufficienti a fare di House il vero House.
Ecco che i collaboratori, il team, giocano un ruolo fondamentale: essi servono ad House per riflettere sui sintomi, per generare delle ipotesi o per ripercorrere l’iter diagnostico, che magari per qualche ragione si è incagliato. In definitiva, mostra come il confronto, il comunicare, l'ascolto sia un elemento fondamentale per la risoluzione dei problemi.
Come è possibile distinguere tra la realtà e ciò che realtà non è? Come è possibile capire che le esperienze che abbiamo sono reali? Alla fine delle seconda serie, il dr House ci offre, o meglio, ci suggerisce una possibile risposta.
Nella puntata in questione un ex paziente spara ad House e da lì in poi segue un lungo racconto delle allucinazioni che il nostro dottore avrà. Per farla breve, la teoria che House ci suggerisce, come detto, è la seguente: possiamo pensare che la realtà, quella consapevolezza che le cose che facciamo siano reali, è tale perché è la migliore spiegazione che possiamo formulare, date le varie sensazioni, percezioni, ecc., che arrivano alla nostra coscienza.
Ovviamente, tale spiegazione (che poi è un’abduzione) non viene formulata “pensandoci su”. Al contrario, è - come dire - un’inferenza che viene formulata istantaneamente e ha come risultato quella sensazione di “vedersi vivere”.
A riprova che questa idea può avere una qualche rilevanza, pensiamo al caso degli schizzofrenici. In questo caso, possiamo pensare che le loro “allucinazioni” siano il risultato dell’incapacità di formulare quelle abduzioni, che danno conto delle varie percezioni, sensazioni, all’interno di un quadro coerente. In altre parole, è come se essi vedessero più realtà, senza quella capacità di scegliere - fra le varie possibili - quale è quella più coerente con i dati che riceviamo dall’ambiente.
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Dio e la religione è un tema che viene spesso tirato in ballo da House. E l’idea che emerge è che House tratta Dio esattamente come se fosse una malattia da indovinare, cioè, un esercizio in cui mettere alla prova le proprie capacità abduttive. In altre parole, la strategia che House sceglie di utilizzare è la seguente: dati i segni, gli indizi, che abbiamo, Dio è la migliore delle spiegazioni possibili? Oppure i “sintomi” puntano più che altro a un altro tipo di spiegazione?
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In questo video abbiamo visto come House spiega Dio e le sue manifestazioni. Il paziente era un presunto guaritore, che attribuiva a Dio ogni guarigione. House sa che, in realtà, le guarigioni erano frutto di precise osservazioni da parte del guaritore sul miracolato, e che le guarigioni stesse sedavano solo le fissazioni che il cervello produceva sul miracolato stesso. House pensa che la religione sia completamente ipocrita, che non ha lo scopo di "tappare i buchi", ma di crearli sempre, di tenerli vivi nella nostra esistenza, e la gente vive dei buchi che non vorrà mai tappare, e questo per giustificare ogni tipo di azione.
La realtà è uno dei grossi problemi che attraversa la filosofia, perché che tutto ciò che ci sta attorno sia un’illusione o meno è una questione che ha destato l’interesse di parecchi pensatori. Ed è un problema che in fondo riguarda tutti.
Perché, chissà come mai, ma gli esseri umani non si accontentano di pensare quello che pensano o di provare quello che provano. Ma vogliono anche che quello che pensano e quello che provano sia vero. Cosa succederebbe se veniste a sapere che le vostre esperienze non siano reali, se fosse frutto di un sogno o di un malefico scienziato, che ha messo il vostro cervello in una vaschetta piena di elettrodi?
Ma la lotta per essere reali non si ferma a una banale fiction filosofica, perché il problema è che il nostro cervello a volte sa ingannarci e lo sa fare bene. La tesi di House è che un modo per evitare di essere ingannati è quello di pensare che la realtà non sia altro che la spiegazione migliore a fronte dei dati che riceviamo. Così lo svegliarsi - magari sudati - nel nostro letto dopo essere caduti da un grattacielo forse ci può indurre a pensare che sia stato tutto un sogno. In questo caso si direbbe i sensi ingannano. Ma a ben vedere non è così. Perché è semmai il cervello che ci inganna. Nel suo complesso chimico/elettrico il cervello non sempre ci consente di svelare l’inganno. Alcune volte abbiamo bisogno di un appiglio al di fuori..
http://it.youtube.com/watch?v=R5rdmZk6uNo