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mercoledì 31 dicembre 2008
sabato 13 dicembre 2008
DA COSENZA AD AMANTEA
Dopo una breve discesa si sale ancora tra querce e castagni sempre piu' fitti e, attraversato un vallone, si risalgono le pendici della Serra delle Grandini fino, Km 21, ai piani di Potame, magnifico altopiano di aspetto alpestre, in corso di valorizzazione turistica, molto adatto per escursioni e per lo sport venatorio, con pascoli invasi dalle felci. Raggiunta, Km 22.4, la cantoniera di Potame m 1005, la statale scende, con vista sempre piu' interessante, nella fresca e stretta valle di Manca Fragola, rivestita di faggi, ontani, roveri e querce, alternati a campi. A una selletta la vista si apre sulla V. dell'Oliva, sparsa di casali; quindi con una profonda curva e una decisa conversine a nord ci s'interna nella valle di Lago, dominata dall'ardita piramide di M. Cocuzzo: a un tratto il panorama si fa singolarmente grandioso e di fronte si vede il mare. A Km 30.6 si giunge a un bivio dal quale si stacca a d. il nuovo tronco della statale, piu' ampio e comodo, che segue il fondovalle del T. Licetto e conduce piu' rapidamente alla meta (col risparmio di Km 6.6 rispetto al vecchio tracciato). Seguendo invece il vecchio tracciato, poco oltre, Km 31.2, s'incontra a d. un tronco (Km 0.8) per Lago m 485, ab. 4143, situato su un piccolo terrazzo roccioso, base pee escursioni e ascensioni nella zona circostante (tra cui quelle, interessanti, al M. Santa Lucerna m 1256, per il passo delle Giovenche, con bellissimo panorama, e al M. Cocuzzo m 1541, per i piani di Potame; la notevole moderna chiesa dell'Annunziata, in stile gotico, e' decorata di affreschi da P. Mazzotti; nella chiesa di S. Maria del Soccorso, al cimitero, Madonna col Bambino e S. Giovannino, tavola pregevole di ignoto del '500.
Glossario. Alle sorgenti del Web
Questa pipa non e' una pipa, dice - anzi, dipinge - Magritte.
E questa pagina non e' una pagina, a soltanto la sua mamma,
per cosi' dire. Un testo di tal fatta non e' pubblicabile
sul Web, ma e' solo attingibile alla sorgente (*).(Mi chiedo: se lo si mette in pagina, genera la pagina stessa
//Scrivo .txt /Leggo Web/Salvo .htm// la quale, poi, non riesce
a tenere il testo senza pubblicarne un'altra, e poi un'altra, e poi... - come le Madonne di Corrado Costa che alle elezioni piangono e una piangendo fa il miracolo di farne piangere un'altra
Questo stesso scritto, dunque, non si pubblica sulla pagina,
ma sotto.Qui, quando scrivi txt, impagini; e non e' il txt come al solito
Per dire: non fai ilcarattere ma lo nomini, la grandezza e' solo
detta, lo stile indicato, e cosi' via marcando html.
Per vederlo bisogna solo stamparne il testo.txt su un foglio di
carta.
Ma non e' detto. La natura stessa del testo puo' provocare ben
altro, altre forme, altri testi, lo sappiamo: fin qui nulla di
nuovo: da che mondo e' mondo, in un testo ce ne sono tanti; ma
qui l'operazione non e' metaforica
o traslata: e' alla lettera, non lascia nulla all'impaginazione
In genere, noi diciamo: si fa un uso strumentale del Salva.htm
e si lascia sotto la pagina il vero tesoro di scrittura,
degradata a risorsa privata, a una sinecura dell'informatico,
a deserto dell'accatiemmellista
Ma se tanto mi da tanto (- pace all'anima sua, salute a noi)
un linguaggio
scrive sempre anche di se stesso, diamine!
Si guarda e si parla.
- Gli scienziati ne dicono come di una funzione-metalinguistica.
(*) ndr. nota il marcatore PRE a inizio e fine pagina.
giovedì 4 dicembre 2008
leggendo Clark
Con la parola, la scrittura e la tradizione di usare entrambi come utensili decisivi da tenere sempre in tasca, la specie umana è entrata nella prima fase della sua esistenza cyborg. E' in questo modo che abbiamo scoperto una specie di trucco grazie al quale superare i confini delle nostre nature animali.
Una immagine utile per pensare una cosa del genere è quella dell' "effetto mangrovia" [..]
Se vedete un albero crescere su un'isola, cosa supponete sia venuto prima?
E' naturale presumere che l'isola abbia fornito il suolo fertile in cui il seme fortunato sia giunto a trovarsi. Tuttavia le foreste di mangrovia costituiscono una eccezione significativa a questa regola generale. La mangrovia cresce da un seme galleggiante che si stabilisce nell'acqua, mettendo le radici nei bassi fondali fangosi. La pianticella rivolge le complesse radici verticali attraverso la superficie dell'acqua, dando vita a ciò che sembra a tutti gli effetti un piccolo albero che poggia su una palafitta. Tuttavia il complesso sistema delle radici aeree prende ben presto a trattenere terreno galleggiante, erbacce e detriti. Col passare del tempo, l'accumulo di materiale trattenuto forma una piccola isola, quindi è il territorio ad essere progressivamente costruito dagli alberi.
Sono certo che un "effetto mangrovia" operi in alcune specie di pensiero umano. [..]
Il linguaggio pubblico e la ripetizione interna delle frasi agiranno in questo modello come le radici aeree dell'albero di mangrovia: le parole serviranno da punti d'appoggio in grado di attirare e posizionare nuovi materiali intellet
reference
Ma è la vita stessa ad essere caotica e orgiastica, perchè il MaL dovrebbe essere diverso? Perchè dovremmo abbandonare la complessità dell'esistenza per semplificare tutto, riducendo questo luogo così vitale e concreto ad una "città dei ragazzi"?
Tanto è vero quello che dico che addirittura passioni, pulsioni, desiderio di potere, affermazione individuale e risposta collettiva, sgarbi e violenze, amicizie che si vogliono eterne e inimicizie che appaiono irreversibili, tutta la gamma dei sentimenti e dell'agire umano si ritrovano in questo luogo che si pretende virtuale e sempre più si rivela reale.
Ma, come in tutti i luoghi reali che si rispettano, c'è anche bisogno di concretezza oltre che degli indispensabili sogni e visioni.
Una cosa deve essere ben chiara però: non si tratta di una "simulazione", non stiamo costruendo una cosa che non esiste. Lavoriamo ad un progetto che oggi è il reference del MaL, domani potrebbe essere quello della ASL di Cosenza o del Comune o il sito web di un'azienda o del Museo del Presente.
Le tecniche e gli strumenti che adotteremo non saranno dissimili da quelli in uso presso una qualunque di queste realtà del mondo dei "grandi".
Nel progettare un luogo dove l'informazione sia ben organizzata, efficacemente rintracciabile e ben visibile non dobbiamo perdere l'ancoraggio ai contenuti del portale, che è necessario assumere come la piccola rete nella grande Rete. Manteniamo vitale il flusso informativo, senza cristallizzarlo, grazie al forte legame con i forum, con gli articoli sul MaL ma anche su didattica e con i portalini dei professori che dovrebbero essere sempre aggiornati (possibilmente dagli stessi professori) con orari, libri di testo, dispense e avvisi.
search don’t sort
google, messo a punto il genoma della conoscenza, una macchina che tutto ingoia e riclassifica.
"Zeitgeist" significa "lo spirito dei tempi", e Google rivela questo spirito attraverso l'aggregazione di milioni di ricerche che riceviamo ogni giorno. Abbiamo diversi strumenti che danno visione globale, regionale, passato e presente di ricerca di tendenze. Questi strumenti sono disponibili per voi ..
e la stessa cosa vista dalla parte dell'utente..?
Je ne cherche pas, je trouve... ...that's what was written on one of the postcards with a Picasso self-portait I found in Antibes.
pensiero
A differenza di quanto accade nelle scienze, il rigore del pensiero non consiste semplicemente nell'esattezza artificiale, cioè tecnico-teorica, dei concetti.
Esso riposa nel fatto che il dire rimane puramente nell'elemento della verità dell'essere, e lascia dominare ciò che, nelle sue molteplici dimensioni, è il semplice.
D'altra parte lo scritto offre l'obbligo salutare di una ponderata formulazione linguistica
elenco
Nella sua dimora abita l'uomo
I pensatori e i poeti sono i custodi di questa dimora
Il pensiero non si fa azione solo per il fatto che da esso scaturisce un effetto o una applicazione
La liberazione del linguaggio dalla grammatica tocca al pensare e al poetare
Il conoscere come comportamento "teoretico"
La filosofia si giustifica di fronte alle scienze inutilmente e soccombe
mercoledì 3 dicembre 2008
Enumerare Elencare Argomentare
- Heidegger, la tecnica domina il nostro mondo (complesso di procedure, pensieri, atti)
- Steimberg, lo stoicismo degli americani consente una società aperta e democratica
- Google, Search don't sort & Picasso che non cerca, trova
- Homer, Se era così intelligente, perchè è morto?
- House dr. , il lavoro in team per chi formula diagnosi di mestiere: forme di ragionamento distribuite
- il centro logistico, decisivo anche nella struttura di rete
- descolarizzare [temi]
giovedì 27 novembre 2008
domenica 23 novembre 2008
[ellEbOro] Cara Valeria, ti scrivo e non mi pento
non sono un prof diligente, e forse neanche un prof, a dire il vero, ma sulla comunicazione voglio tenere il punto.
Tanti tipi, di comunicazione appunto, tra noi: se vado fuori dalla porta rossa tagliafuoco alla macchinetta dei caffè selfservice, lo ammetto volentieri, mi aspetto che funzioni - tot soldi tot liquido tot zucchero etc - come quando vengo ad Arcavacata col treno regionale e vado in stazione guardo il display luminoso e ci credo, in(z)omma m'informo velocemente, al momento giusto nel posto giusto.
Anche all'Uni se fossi studente disincantato come molti vorrei che la cadenza lezioni-studio-esami fosse rispettata ugualmente da docenti e discenti, con tempi e modi garantiti dalle leggi dell'efficienza e della funzionalità.
Ma scendendo pe' li rami, siamo a comunicazione, no? e per giunta ad Introduzione all'Emittenza e per giunta alla conclusione della prima tranche cioè quella in cui abbiamo fatto con l'Editor una serie di Meta-lezioni, probabilmente a metà, ma tutte puntate su una specie specialissima di comunicazione: quella che banalmente indichiamo con community e diamo per scontato il tutto.
Per questo giovedì c'era un vuoto, un'assenza alle fatidiche ore 15 della sera, a las tres de la tarde, ma non era un vuoto di docenza ma di ben altro: io dico di cultura della comunicazione condivisa e cooperante.
Piccole spie di un tran tran che vanifica gli sforzi lodevoli che facciamo da tempo per uscire dal pantano della passività, magari mascherata dall'uso di strumenti interattivi ai quali si chiede soltanto di non pensare in proprio, innanzitutto ciò che facciamo nel frattempo.
martedì 16 settembre 2008
IN MEMORY OF W. B. YEATS
He disappeared in the dead of winter:
The brooks were frozen, the airports almost deserted,
And snow disfigured the public statues;
The mercury sank in the mouth of the dying dar.
O all the instruments agree
The day of his death was a dark cold day.
Far from his illness
The wolves ran on through the evergreen forests,
1.
Scomparve in pieno inverno:
I rivi erano gelati, gli aeroporti quasi deserti,
La neve deformava i monumenti;
Il mercurio sprofondava nella bocca del giorno morente.
Si, tutti gli strumenti affermano concordi
Che il giorno della sua morte fu un giorno freddo e tetro.
Lontano dal suo male
I lupi correvano le foreste sempreverdi,
The peasant river was untempted by the fashionable quays;
By mourning tongues
The death of the poet was kept from his poems.
But for him il was his last afternoon as himself,
An afternoon of nurses and rumours;
The provinces of his body revolted,
The squares of his mind were empty,
Silence invaded the suburbs,
The current of his feeling failed: he became his admirers.
Now he is scattered among a hundred cities
And wholly given aver to unfamiliar affections;
To find his happiness in anorther kind of wood
And be puni,shed tmder a foreign code of conscience.
The words of a dead man
Are modified in the guts of the living.
But in the importance and noiose of tomorrow
When the brokers are roaring like beasts on the floor of
the Bourse,
And the poor have the sufferings to which they are
fairly accustomed,
And each in the cell of himself is almost convinced of
his freedom;
A few thousand will think of this day
As one thinks of a day when one did something slightly unusual.
O all the instruments agree
The day of his death was a dark cold day.
2.
You were silly like us: your gift survived it all;
The parish of rich women, physical decay,
Yourself; mad Ireland hurt you into poetry.
Now Ireland has her madness and her weather still,
For poetry makes nothing happen: it survives
In the valley of its saying where executives
Would never want to tamper; it flows south
Il fiume campagnolo non si lasciò tentare dai moli cittadini;
Lingue accorare
Tennero la morte del poeta lontana dalla sua poesia.
Ma fu quello, per lui, l'ultimo pomeriggio che fu lui,
Pomeriggio d'infermiere e dicerie;
Le province del suo corpo si rivoltarono,
Le piazze della sua mente si fecero vuote,
Silenzio invase i sobborghi,
Il fluire dell'essere si spense: egli divenne i suoi ammiratori.
Ora è sparso tra cento città
E consegnato intero ad affetti inconsueti;
Deve cercare la felicità in un'altra specie di bosco,
Essere punito secondo un ignoto codice della coscienza.
Le parole d'un morto
Vengono modificate nelle viscere dei vivi.
Ma nell'importanza e nel frastuono del domani,
Quando gli agenti ruggiranno come belve nell'atrio della Borsa,
E i poveri soffriranno le pene cui sono abituati da tempo,
E ciascuno, entro la cella di se stesso, sarà quasi convinto della
sua libertà;
Alcune migliaia d'uomini penseranno a questo giorno
Come si pensa al giorno nel quale s'è fatta una cosa un poco diversa dal solito.
Si, tutti gli strumenti affermano concordi
Che il giorno della sua morte fu un giorno freddo e tetro.
2
Fosti sciocco come noi: il tuo dono sopravvisse a ogni cosa:
Alla parrocchia di ricche signore, al decadimento del corpo,
A te stesso; l'Irlanda folle trasse versi dalla tua pena.
Oggi l'Irlanda ha la sua follia e il suo maltempo ancora,
Perché la poesia non fa accadere nulla: sopravvive
Nella valle del suo linguaggio, dove i magistrati
Non pensano di portare la loro corruzione; scende verso il sud
From ranches of isolation and the busy griefs,
Raw towns that we believe and die in; it survives,
A way of happening, a mouth.
Da fattorie d'isolamento e attive afflizioni,
Crude città in cui crediamo e moriamo; sopravvive,
Un modo d'accadere, una bocca.
3.
Earth, receive an honoured guest;
Wil1iam Yeats is laid to rest:
Let the Irish vessel lie
Emptied of its poetry.
Terra, ricevi un ospite Onorato;
William Yeats discende nella tua pace:
Stia all'àncora la nave d'Irlanda
Vuota della sua poesia.
Time that is intolerant
Of the brave and innocent,
And indifferent in a week
To a heautiful physique,
Il tempo che non tollera
Gli arditi e gli innocenti,
E in sette giorni dimentica
La bellezza d'un corpo,
Worships language and forgives
Everyone by whom it lives;
Pardons cowardice, conceit,
Lays its honours at their feet.
Adora il linguaggio e perdona
A quanti gli donano vita;
Condona la codardia e l'albagia,
E depone i suoi onori ai loro piedi.
Time that with this strange excuse
Pardoned Kipling and his views,
And will pardon Paul Chaudel,
Pardons him far writing wel1.
Il tempo che con questa strana scusa
Perdonò a Kipling e alle sue idee,
E perdonerà a Paul Claudel,
Perdona a lui d'avere scritto bene.
In the nightmare af the dark
All the dogs af Europe bark,
And the living nations wait,
Each sequestered in its hate;
Ne11'incubo della tenebra
Latrano tutti i cani d'Europa,
E le nazioni vive attendono,
Isolata ciascuna nel suo odio;
Intellectual disgrace
Stares from every human face,
And the seas of pity lie
L.ocked anrd frozen in each eye.
La vergogna della mente
Ti guarda da ogni volto umano,
E mari di compassione stanno
Chiusi e gelati in ogni occhio.
Follow, poet, follow right
To the bottom of the night,
With your unconstraining voice
StilI persuade us to rejoice;
Procedi, poeta, procedi diritto
Sino al fondo della notte,
Con la tua voce suasiva
Riportaci ancora alla gioia.
--
33
With the farming of a verse
Make a vineyard of the curse,
Sing of human unsuccess
In a rapture of distress;
Con un'aratura di poesia
Trasforma in vigneto la maledizione,
Canta il fallimento umano
In estatica angoscia.
In the deserts of the heart
Let the hea1ing fountain start,
In the prison of his days
Teach the free man how to praise.
Nei deserti del cuore
Fa che sgorghi la fonte che risana,
Nella prigione dei suoi giorni
Insegna all'uomo libero la lode.
(d. Jan. I939)
domenica 10 agosto 2008
martedì 5 agosto 2008
sistemi di web editing [estate 2008]
&time=&date=&ttype=&saddr=Paola&daddr=Arcavacata,+Rende+CS,+Italy&sll=
39.389244,16.125183&sspn=0.124443,0.32135&ie=UTF8&ll=39.339343,16.125183&spn=
0.124532,0.32135&z=12&om=1
il tuo bilancio di questa esperienza fino ad oggi?
lunedì 4 agosto 2008
mercoledì 30 luglio 2008
for lack
thinking to bring you news pensando che ti reco notizie
on something di qualcosa
that concerns you che ti interessa
and concerns many men. Look at e interesa molti uomini. Considera
what passes for the news. cio' che passa per nuovo.
You will not find it there but in Non lo troverai la se non
despised poems. in poesie villipese.
It is difficult E' difficile
to get the news from poems ricevere notizie da poesie
yet men die miserably every day eppure uomini muoiono miseramente ogni giorno
for lack per mancanza
of what is found there. di cio' che la si trova.
Ascoltami fino in fondo
perche' riguarda anche me
come ogni altro uomo
che vuol morire in pace
nel suo letto.
1991. L'etichetta
Un tempo si osservava l'etichetta. Ora, affamati di sapere, la si legge soltanto. In perfetta solitudine. Di fronte agli scaffali del supermercato, ai banchetti dei prodotti tipici, si schierano in rapida successione gli spetta-
tori di una breve rappresentazione. Ecco la scena: l'occhio, avido, scandisce,scannerizza rapidamente i prodotti al di la' del vetro; seleziona con procedura - come dire - manuale, con rotazioni di 45, 90, 180 gradi, i titoli di testa del barattolo; comincia poi con successive torsioni la lettura del testo, lo scritto multimediale, in una sorta di giostrina in movimento, con rototraslazioni fantasmagoriche. Insomma, prende e si porta sotto il naso l'oggetto del desiderio ben selezionato. E' solo a questo punto che si verifica l'evento che si vuole qui osservare: la donna che acquista, nell'atto stesso del comprare (I, II e III atto), spende una parola, una chiacchiera, un'occhiata. La getta li', la dedica a se' stessa, al bisogno suo d'uscir fuori...
orazio converso, margi
segnali rurali personalizzati
segnali rurali personalizzati
Video, 3 h, VHS
Dischetto, News, Runtime Toolbook
................................................................................................................................................0.00
Sigla: intervista breve ad un pastore di Lago con campionamento della voce, esempi di postproduzione di computer grafica sul logo del Potame Busento e citazioni di immagini tratte dal repertorio della realtà virtuale
Runtime: 800 News, La sorpresa, il gioco, il territorio: la comunicazione nel Leader Potame Busento.
La sigla introduce il tema "Dal fatalismo all'azione" nell'incontro con il pastore ed enuncia già alcune tecniche base dei criteri di produzione e postproduzione
2.07
Seminario "Dal fatalismo all'azione", Fernando Pierluca (Colli Esini): "Strategia di animazione del GAL"
3.58
"Dal fatalismo all'azione", consultazione banche dati con notizie sulla Comunità europea
4.40
Uno sguardo alla gente del Potame Busento. Installazione video d'ambiente dinanzi al portale del Convento di S. Francesco di Paola a Paterno Calabro
5.51
"Dal fatalismo all'azione". Intervento di Gianni Podo (Capo S. Maria di Leuca) su: "L'importanza primaria del soggetto animatore per provocare una dinamica dello sviluppo
7.42
"Dal fatalismo all'azione".Intervento di Sandro Adriano (Potame Busento), coordinatore dei lavori: Runtime: 803 News
"... attivare meccanismi percettivi e logici ... spiazzamento della phonè dialettale con le tecniche digitali di campionamento, video-inchieste sul campo, happening, .... (News 803)"
9.01
"Dal fatalismo all'azione".Fernando Pierluca: Anticipazioni sullo svolgimento del conclusivo Seminario Europeo di giugno a Cingoli
10.40
"Dal fatalismo all'azione". Maurizio Capelli (Medio-Agrisauro): Fare di un territorio un'impresa;dibattito sul ruolo della comunicazione nei progetti di sviluppo
15.56
Rap- manifesto del Potame Busento
Runtime: 806 News, CROSS OVER musiche degli anni '90
23.40
"Dal fatalismo all'azione". Rodolfo Vitelli e Marianna Colangelo ( ALLBA): Strategie di comunicazione; coinvolgimento delle organizzazioni presenti sul territorio nel progetto Leader
26.22
"Dal fatalismo all'azione".Renato Covacci (Sardegna):Integrazione del progetto Leader in altri progetti paralleli
29.06
Visita-scambio a Trento:Giuseppe Nicoletti illustra le modalità di intervento nel Potame-Busento
30.24
Immagini del Potame Busento (video rilevazione)
31.40
Maria Tucci (GAL di Albidona), Leporace e Tucci: Video appunti in margine al seminario
33.50
Tessuti tradizionali a Paterno C.
Visita di una delegazione portoghese al corso di formazione telai e tessuti ricamati
39.00
Incontro ad Altomonte con Barbieri , produttore, nell'ambito del corso di formazione sui prodotti tipici
44.19
Dalla manifestazione spettacolo "Prima vi cantu poi vi cuntu" - 19 settembre 1992: "U vinu" di Giorgio Massacra
46.08
Lingua e dialetto: Introduzione di E. Pagliarani al Convideo 2 - Laboratorio di poesia
Letture pubbliche ed interventi poetici
1.00.00
"Fotografie giapponesi", video-poesia di Orazio Garofalo. Dipignano, Sala del Camino
1.03.00
Incontri con operatori del Potame Busento partecipanti ai corsi di formazione mirati
Giampaolo Nardi, Adriana Toman, ........
1.14.20
Settembre '92, Convideo 1: Laboratorio di canto a Paterno C. e a Dipignano con Nino De Rose
1.28.25
Agorà Bbs, bulletin board system di Roma: Incontro di Claudia Cataldi, redattrice di Margi, con operatori telematici: Intervista ad editore Edizioni Shake
1.46.10
Luigi Aloe e Giorgio Massacra a Lago: Question show in strada. Incontri e situazioni quotidiane
Runtime: 804 News, Walking Leader Potame Busento
1.53.56
Momenti di restauro di una chiesetta di Lago con i corsisti ed un docente della formazione sui lapidei
1.57.56
A Terrati di Lago, in campagna, "sulla coltivazione dei piccoli frutti"
2.01.00
Massacra television: un laboratorio di televisione a Carolei per il Carnevale '93.
Il postino, l'attore, lo strinaro, un anziano
Runtime: 805 News, CONVIDEO 4
2.40.01
Pantanolungo di Carolei: vacanze in un borgo dimenticato.
Una guida nella memoria del luogo
2.46.12
L'azienda agricola di F. Aloe: Filosofia e strategie di sviluppo
LIBERATION MANAGEMENT 1991
Liberation Management è un libro sulla dimensione ottimale di impresa negli anni 90. Parte dall'osservazione che la contribuzione delle aziende dell'elenco "Fortune 500" al Pil Usa è passata dal 58% del 1979 al 40% del 1991.
"Fortune 500 is over" proclama Peter Drucker; Ibm lotta contro 50mila concorrenti, alcuni assai piccoli. Gm, Sears, Philips, Dec, le grandi acciaierie, i grandi network televisivi subiscono la concorrenza di aziende nuove, di loro più piccole, invariabilmente più rapide nelle innovazioni tecnologiche e di mercato. Non senza ricordare il fallimento dell'economia sovietica, il più grande esperimento di gigantismo industriale e di economia pianificata che sia mai stato tentato.
La rivoluzione informatica e la velocità di circolazione delle informazioni ha provocato una frammentazione del mercato: l'offerta indirizza segmenti sempre più stretti, satura il mercato di prodotti mirati e differenziati: ogni giorno vengono offerti sul mercato 30 prodotti Sw; nel 1991 sono stati immessi sul mercato 316 tipi di succhi di frutta; in un supermercato il numero di prodotti diversi offerti è di 30mila, contro i 2.700 di dieci anni fa; il numero dei mutual funds è passato da 568 a 3.447 dal 1980 al 1990; nello stesso periodo il numero dei network televisivi americani è passato da 27 a 70.Le tecniche di produzione e di gestione della produzione si sono adeguate e consentono di ridurre i lotti economici fino all'unità; da noi Iveco non è lontana dal poter fornire un veicolo industriale su specifiche del cliente nel termine di una manciata di giorni. Il mercato, nei paesi industrializzati (che consumano e producono tre quarti del Pil mondiale), è diventato un mercato dell'abbondanza: non solo in termini quantitativi, ma soprattutto qualitativi, come varietà e sofisticazione dei beni e servizi offerti. Nella grande maggioranza dei casi, è un mercato di sostituzione, in cui ciò che conta sono i valori simbolici, il contenuto di informazione dei beni. Sono variazioni estetiche, e quindi simboliche, sostanzialmente minime quelle che distinguono automobili, televisori, vestiti. Solo la varietà ricrea la scarsità (si pensi alla mania degli Swatch). Anche beni di investimento, come i prodotti informatici, hanno cicli di vita paragonabili a quelli della moda. E proprio il riferimento alla moda è quello che meglio rimanda alla dominanza di valori simbolici, di informazione, contenuti nei beni.
Il mercato, da sempre, è la risultante delle scelte e decisioni individuali. In un mondo quale il nostro, totalmente trasparente alle informazioni, che raggiungono tutti individualmente, in quanto individui, l'offerta esalta le differenze tra gusti e preferenze, si segmenta al limite del market of one; aumenta la componente soft dei prodotti (quanti prodotti "intelligenti"!); il valore aggiunto sempre più consiste in quanto di intangibile c'è nei prodotti: per funzionare, la civiltà di massa deve esaltare le caratteristiche dell'individuo in quanto consumatore, stabilendo rapporti carichi di valori emozionali. Il nuovo verbo è quello della mass customization, della personalizzazione di massa.
Un mercato siffatto non può più essere concepito come un qualcosa di dato, esterno all'impresa. Annota Drucker: "Finché non c'erano informazioni dal mercato, le decisioni, soprattutto quelle del giorno per giorno, riguardavano la fabbricazione. Erano controllate da ciò che avviene in fabbrica, basate sulle informazioni che si riteneva di avere sui costi di produzione. Adesso che disponiamo di informazioni in tempo reale su ciò che avviene nel mercato, le decisioni sono controllate da chi dispone delle informazioni, i rivenditori e i distributori" (si veda "Il Sole-24 Ore" del 18 dicembre 1992). E' per questa ragione che "la distribuzione diviene sempre più concentrata, mentre la fabbricazione si frammenta sempre più".
Ai fini delle decisioni che riguardano produzione e distribuzione, la conoscenza dei dati medi, aggregati, contiene scarsi elementi utili; ciò che conta, cioè le strutture fini del mercato, le cause e le modalità del suo articolarsi e frammentarsi, restano elusive e imprevedibili. Più che cercare di prevederne le risposte, il mercato va stimolato con proposte.
Il successo è più legato al caso che alla necessità. "Chi poteva prevedere che avremmo messo bolle d'aria e pompette nelle nostre scarpe da ginnastica?". Quando Apple introdusse il Macintosh, il desk top publishing non esisteva. Il personal computer nasce in un garage, il linguaggio dei database Sql, perfino gli esperimenti sulla superconduttività, sono stati realizzati quasi di nascosto, proteggendo il lavoro di ricerche e depistando i pianificatori delle organizzazioni centrali.
"Le nostre comprensioni dei rapporti tra causa ed effetto -dice Peters- sono disperatamente inadeguate, nonostante il potere dei sistemi informativi. Il successo o il fallimento di un prodotto nel mercato è dovuto a una lunga, complessa catena di circostanze debolmente connesse tra loro, assolutamente imprevedibili al momento del lancio di un nuovo prodotto o di una nuova impresa". Questa è solo apparentemente una posizione irrazionalistica: la ragione per cui il mercato funziona è assolutamente razionale: "Esso produce più esperimenti, dà luogo a più tentativi, più successi e più fallimenti, processa più informazioni, più velocemente che qualsiasi alternativa".
La ragione del successo dell'economia capitalistica, in particolare dell'economia americana, è che essa consente a una quantità di imprenditori più elevata che non in altri sistemi economici (i vari Bob Swanson della Genetech, Michael Dells della Dell Computer, Craig McCaw della McCaw Cellular) di avere la possibilità di "provarci".
Per questo molti dei progetti di promozione dell'innovazione (parchi tecnologici, tecnocites ecc.) sono vittime di un errore concettuale: è contraddittorio voler ricreare, pianificandolo, il sistema di disorganizzazione creativa che è la caratteristica delle 1.300 miglia quadrate di Silicon Valley.
La stessa trasparenza dei mercati alle informazioni, il fatto che tutti dispongano degli stessi dati, elimina le discontinuità, e rende sempre più arduo pianificare una strategia di successo, sia che si tratti di strategie finanziarie che di strategie industriali: leggiamo tutti gli stessi giornali.
Il successo dipende sempre di più da quello che dei mercati ci rimane sconosciuto, dall'interazione casuale con il moto browniano delle decisioni idividuali. Se si tratta di fenomeni casuali, le probabilità di successo dipendono più dal numero dei tentativi che dall'attenzione posta a prevedere l'esito della giocata.
Le teorie del management hanno sovente valore più esplicativo che predittivo, sono più descrizioni sociologiche che ipotesi scientifiche, sono "retorica" (cioè arte di convincere e motivare).
Forte è quindi l'esigenza di ancorare la teoria dell'impresa a una teoria scientifica, e quella della selezione naturale in contesto competitivo esercita una particolare seduzione: le imprese vengono considerate organismi viventi e a esse si applicano i metodi e le categorie esplicative della teoria evoluzionista. In realtà sembra che la cosa, storicamente, sia andata proprio in senso opposto: come sottolinea Hayek - citato da Peters - Darwin è stato profondamente influenzato dalla lettura di Adam Smith. La ricchezza delle nazioni precede di 20 anni L'origine delle specie e la nozione della "mano invisibile" avrebbe avuto un ruolo non indifferente nella formazione del concetto di selezione naturale.
Peters riporta anche una versione più radicale dell'approccio evoluzionista, secondo cui i mutamenti ambientali sono assai maggiori e più rapidi delle modeste capacità di cambiamento evolutivo delle organizzazioni, sicché la longevità delle imprese sarebbe un fatto sostanzialmente casuale.
L'analisi statistica condotta da Hannan e Freeman li porta a concludere che per spiegare il sorgere e scomparire delle imprese sono assai più utili le leggi della dinamica delle popolazioni che non lo studio delle strategie manageriali. Lo studio dei "casi" sarebbe viziato da un errore metodologico, dato che studia solo le imprese maggiori e di maggior successo, e non prende in considerazione i successi e i fallimenti dell'intera popolazione di imprese. Le forme organizzative non sono determinate dall'ambiente, ma nascono in modo largamente casuale: "la selezione opera sulla varietà disponibile"; è il mutare del contesto esterno che decreterà il successo o il fallimento di un'impresa, e il fallimento è l'alternativa più probabile. "Per un Apple di successo ci sono migliaia di Osborne". Marlboro fu creata nel 1924 come sigaretta per donne: ci vollero 20 anni e innumerevoli variazioni sul tema prima che diventasse un prodotto di successo (oggi supera i 20 milioni di dollari l'anno); nè diverse sono le storie della Quaker Oats, o della Hoover. E Pepsi Cola andò in fallimento tre volte prima di conoscere il successo.
Il successo appare quindi assai più come il risultato di un insieme di circostanze favorevoli che non di una accurata pianificazione. Essere convinti che la conoscenza di ciò che conta del mercato è fondamentalmente approssimata e imperfetta, che il caso gioca un ruolo fondamentale nella vita delle imprese (come in quella degli individui), non porta necessariamente a una posizione di agnosticismo, a una dichiarazione di impotenza. Si tratta solo di riconoscere che le forme d'impresa che hanno dominato la vita economica negli anni passati sono strutturalmente inadeguate.
La grande impresa, secondo Peters, si trova dunque di fronte alla necessità di un altro salto organizzativo, assai più radicale di quello, storico, da organizzazioni funzionali a divisionali. La raccomandazione di essere close to the customer, l'adozione dei programmi di qualità totale (il mercato che ripercorre a ritroso l'organizzazione rimodellandone i processi), i circoli della qualità che coinvolgono le persone ricomponendo le competenze di problem solving: sono stati tutti tentativi di adeguare le strutture della grande impresa alla rivoluzione che l'informatica ha realizzato nel mercato della domanda e dell'offerta. Tentativi il più delle volte inadeguati: non basta più ricorrere, magari in forma più energica, a ristrutturazioni che elimino zavorra inutile; le difficoltà che stanno incontrando le grandi organizzazioni sono di tipo strutturale.
L'Insead al congresso "Corporate Renewal Initiative" pone tutta l'enfasi sulla differenza tra cambiamenti significativi e trasformazioni necessari e mette in guardia da ristrutturazioni organizzative che non sono altro che inadeguate misure di stop-gap. Non basta ri-organizzare: si tratta di de-organizzare, di introdurre in modo violento elementi di disarticolazione delle gerarchie.
Le uniche grandi imprese che sembra riescano a competere efficacemente, sono quelle che distruggono rapidamente le loro strutture. Si tratta di operazioni sovente traumatiche: all'Abb (215mila dipendenti, per 30 miliardi di dollari di fatturato) Peter Barnevick (uno dei modelli ispiratori della ricerca di Peters) in 3 mesi riduce gli staff centrali da 2.000 a 200 persone, e organizza la sua azienda in 5.000 centri di profitto autonomi di circa 50 persone. Alla Union Pacific Railroad (30mila persone per 5 miliardi di dollari) in 90 giorni Walsh elimina 5 livelli e 800 posizioni di management. La stessa Ibm si sta organizzando in 13 divisioni che forse diventeranno autonome anche come struttura azionaria. Alcuni suggeriscono che la divisione Saturn, la più efficiente della Gm, sia separata e costituita in società autonoma. Il successo della Ge di Jack Welch è dovuto alla determinazione con cui ha razionalizzato il portafoglio di attività secondo la regola: close, fix or sell. Il break-up dell''AT & T, che pure inizialmente si temeva provocasse la distruzione di un servizio telefonico modello, ha portato alla creazione delle Baby Bell, il cui valore in 10 anni è passato da 48 a 180 miliardi di dollari. Anche se ha dato luogo a eccessi di cui l'economia americana ha sofferto nei primi anni 90, l'attacco dei raiders alle grandi corporation ha contribuito potentemente a riposizionare l'industria americana per l'età dell'informazione proprio perché ha obbligato a smembrare, a separare e a focalizzare.
"Gli uomini timidi preferiscono la calma del dispotismo al mare agitato della libertà". La frase, di Thomas Jefferson, è un pò la chiave di lettura del libro di Peters: si tratta di liberarsi da schemi concettuali che bloccano la libera espressione dell'iniziativa, la libertà di provare, e quindi anche quella di fallire.
Non basta più sforzarsi di ascoltare il mercato, di vivere a contatto del mercato: bisogna riuscire a vivere in simbiosi con il mercato.
Se tanta parte del mercato è inconoscibile a priori, la chiave del successo diventa la capacità di imparare: dai clienti come dai concorrenti. Se siamo nella società della conoscenza, se non possiamo pretendere di essere depositari della conoscenza, bisogna trasformare ogni organizzazione in un'organizzazione che sa imparare, strutturare l'attività di impresa come un insieme di progetti, portati avanti da gruppi dotati di largaautonomia. E soprattutto, se tanta parte del successo è dovuto al casuale incontro tra idee e fatti che erano separati, aumentare il numero di tentativi, di contatti, di processi paralleli.
Il modello organizzativo diventa quindi quello proprio delle aziende di servizi professionali, un insieme di gruppi di progetto, ciascuno di poche persone, da 50 a 200, che si formano e si disfano rapidamente, focalizzate su un problema specifico (50 sembra essere il numero magico, per la Cap, ma anche per l'Abb; la Eds, 72mila persone per 7,1 miliardi di dollari, è organizzata in gruppi di 10 persone). L'organizzazione assume una forma reticolare, una serie di nodi (i gruppi di progetto) che i sistemi informativi collegano tra di loro ma soprattutto con l'esterno. Nelle strutture orizzontali gli individui, questa volta in quanto produttori, vengono esposti direttamente al mercato, richiesti di compiti sempre più autonomi e meno parcellizzati.
Non è il modello small is beautiful riproposto sotto altre specie: la dimensione è pur sempre una misura del processo. Si tratta di prendere atto del fatto che le reti informative e la tecnologia hanno cambiato la definizione di "grande". Michel Porter scriveva nel '90: "La strategia di fare aziende grandi di per sé è una strategia sbagliata per la massima parte delle aziende europee". Percy Barnevick dell' Abb prevede che due terzi delle grandi imprese europee si smembreranno a seguito dell'integrazione europea. Anche in Giappone all'interno della struttura apparentemente monolitica dei grandi keiretsu, assai articolato è il rapporto con i fornitori e vivace la concorrenza interna tra unità dello stesso gruppo: "L'era della produzione di massa è finita e ciò trasformerà la natura del nostro sistema industriale" scrive l'economista Tadao Kijonari dell'Università di Hosel.
Il nuovo concetto di "grande" lo si ritrova nello sviluppo prevalentemente orizzontale, nell'estendersi del reticolo che collega tra loro unità operative focalizzate, più preoccupate di apprendere dal mercato che di conformarsi a procedure. Peter Drucker suggerisce che probabilmente solo per le aziende di distribuzione la dimensione significa un vero vantaggio competitivo (si veda "Il Sole-24 Ore" del 10 ottobre 1992).
Si tratta di liberare i fattori determinanti del successo da tutte le attività accessorie: queste, e i processi che le collegano, creano le strutture che coartano il libero sviluppo delle competenze portanti e che si frappongono alla totale adesione al mercato e alle sue evoluzioni. Individuare l'essenziale, quello che Peter chiama l'anima di Apple, o di Boeing che fabbrica solo il 35% di quanto va su un aereo, e che intende limitare le proprie attività alla progettazione, il testing e la vendita? O di una Mci che acquisisce tutta la tecnologia che le serve da fornitori esterni?
C'è assolutismo, e un pò di fanatismo nel libro di Peters (ma una dose di fanatismo non è secondaria per il successo?); assai più grande è il numero di cose tra il cielo e la terra. Si è tentati di giudicare le sue osservazioni come eccessivamente riferite al mercato americano e quindi poco applicabili alla nostra realtà; e di ricordare che quando si parla di "mercato perfetto", l'aggettivo non ha valore etico.
Ma si tratta proprio di differenze strutturali? Dopotutto, il mercato europeo ha dimensioni maggiori di quello Usa, presenta varietà di stili di vita e di comportamenti d'impresa ancora più ampie; nonostante gli sforzi delle nostre società di telecomunicazione, anche il nostro è un mondo trasparente alle informazioni. Le difficoltà strutturali delle nostre grandi aziende hanno anche motivi comuni; semmai da noi manca l'elasticità del sistema economico che ne faciliterebbe la soluzione. Ciò è in larga misura conseguenza dell'illusione pianificatoria che in Europa, e non solo in Italia, ha radici profonde; la tentazione interventista (i famigerati poli), agisce indipendentemente dalla buona volontà dei partiti. Nelle difficoltà presenti e incombenti, forte è la tentazione di adottare politiche protettive, che aumenterebbero il grado di rigidità del sistema. La presenza dello Stato nel capitale di un'azienda è comunque fattore di rigidità: paradossalmente, se diluita nel capitale di una pubblic company, risponde solamente alla funzione di bloccare, mentre ciò di cui c'è bisogno è di liberare energie e iniziative, di aumentare il numero degli incontri e delle interazioni, e quindi la probabilità di successo.
PAROLA / CONVIDEO
di luogo, dilettantismo, bacini di cattura)
Se le cose - dalle nostre parti - vanno male e' perche' non vi sono piu' spa-
zi di parola. Si potrebbe dire che non vi sono piu' spazi e basta, giacche'
non conosciamo altro spazio che non sia quello in cui far risuonare la voce.
Lo spazio e' di parola.
E' indubbio che c'e' un animale sul quale il linguaggio e' disceso e che
questo animale ne e' veramente segnato.
Non e' soltanto che la lingua faccia parte del suo mondo, ma sostiene il suo
mondo da cima a fondo. Da qui l'enfatizzazione strategica dell'unico plus va-
lore di cui siamo certi: la parola, da cui muove la prima azione convideo.
Una parola che ci interessa soprattutto come phone', come fatto musicale, ma
pure per le sue co-occorrenze scritturali, gestuali, visive, insomma per tutte
le forme in cui essa s'incarna. Cosi' dopo la parola civica e poetica di Pa-
gliarani, dopo la parola/canto di Nino De Rose, seguendo una logica dell'even-
to profondamente intrecciata a una logica di formazione, che alla formazione
solo aggiunge il godimento e lo spettacolo, altre parole verranno: la parola/
radio, la parola/cinema, la parola/informatica, la parola/ Dio (ad es. coinvolgendo Pino Stancari, ascetico e gesuitico perfor-
mer), oltre alla fedele compagna parola/video, appunto convideo.
Una enfatizzazione della parola dunque, che viene pero' da una corrente silen-
ziosa che ci fa pure intravvedere il sangue che sgorga dalla crosta delle fra-
si fatte. Una parola che ha - al suo centro - un dubbio e un tarlo:
come si dice da queste parti, che 'a megghia parola sia quella che non nescia.
La prassi che qui si propone muove in ogni caso da una logica del significan-
te, prendendo pietre e alberi per alfabeti, architetture sentieri e paesaggi
per fonemi, i prodotti dell'attivita' umana per morfemi.
Ma senza l'ossessione, maniacale e folklorica, a parlare di se'.
C'interessano pure il fuori, i ponti, gli ancoramenti all'esterno, le porte
del Potame Busento, e -soprattutto- il parlare da se' e non di se'.
Ricordando sempre che il piu' grande scrittore calabrese resta James Joyce,
occorre autorizzarsi a prendere la parola: unica chance di produzione di luo-
go, in una terra da sempre costretta in uno stato di non luogo da una serie
interminabile di non luoghi a procedere.
Insomma se il programma leader punta in alto, non sara' certo il G.A.L. Potame
Busento ad abbassare la mira. Prendere la parola per guadagnare spazio, per-
che' lo spazio e' un dubbio: occorre continuamente individuarlo, designarlo,
conquistarlo. Designarlo equivale a disegnarlo, essendo il "disegno l'altra
faccia del destino" (J.Lacan).
L'assieme delle azioni e delle misure dovranno costituire quindi una sorta di
disegno, di basic design elaborato da una equipe che abbia pero' oltrepassato
la posizione di professionalita'.
Imprescindibile, per installarsi con grazia nel significante, e' la condizione
di amatore e di dilettante.
Finalita' filosofica e' "la verita' dell'interazione umana spaziale"
(G. Olsson).
Obiettivo piu' concreto e' che il Potame Busento si attivi come "bacino di
cattura" (nozione forgiata da J. T. Desanti per tradurre l'impatto di un gesto
su un gruppo, il suo effetto di coinvolgimento collettivo).
Meta-obiettivo, da verificare a fine programma, sara' quello di poter reinter-
pretare attori, eventi, e interventi come semplice pre-testo.
Constatando che "nulla avra' avuto luogo tranne il luogo"(Mallarme').
2. (Influenza, dislettura, intertesti, interpoeti revisionisti, tardivita')
"Una mappa della dislettura studia l'influenza poetica, con cui continuare a
non intendere il passaggio di immagini e idee dai poeti precedenti ai succes-
sivi. Influenza significa che non ci sono testi ma solo relazioni tra testi.
Queste relazioni dipendono da un atto critico, una dislettura o mispresa che
un poeta effettua sull'altro e che non differisce in natura dai necessari atti
critici effettuati da ciascun lettore forte su ciascun testo che incontra. La
relazione d'influenza governa il leggere come governa lo scrivere, e leggere
e' percio' discrivere, giusto come scrivere e' un disleggere. (...)
Il revisionista si sforza di vedere di nuovo, cosi' da estimare e stimare dif-
ferentemente, cosi' dunque da mirare "correttivamente". (...)
...persuadere il lettore che anch'egli deve prendersi la sua parte dell'agone
proprio del poeta, sicche' anche il lettore possa fare della propria tardivi-
ta' una forza, invece che un'afflizione". (Harold Bloom)
3. (Ipertestualita')
Nomadismo culturale, agriturismo, orienteering, intersettorialita', interscam-
biabilita': sono tutti requisiti naturalmente appartenenti alla metaforica di
navigazione ipertestuale. Azioni e materiali di supporto avranno dunque la se-
guente struttura:
unita' esplicative
unita' esplicative di orientamento
unita' di diramazione (nodi)
help
hotwords
pulsanti
azioni dell'utente intermedio specificatore:
cattura
collegamento
classificazione
selezione
creazione
consultazione
azioni dell'utente intermedio implementatore:
generazione
consultazione
completamento
4. (la sorpresa, il gioco, il territorio)
L'agenzia di comunicazione utilizzera' una rivista transmediale a supporto va-
riabile.
In base alle esigenze specifiche, sara' di volta in volta in forma di
videocassetta
audiocassetta
calendario
breviario
booklet
quaderno
poster
etc.
costituendo ogni supporto e ogni numero un tassello di una possibile guida ge-
nerale (collazionabile e eventualmente trasponibile su un supporto unico solo
al termine del primo ciclo di azioni GAL)
Ogni numero ideato e composto in base alle peculiarita' del mezzo.
Ad es., questa una ipotesi di menabo' dell'audiorivista:
Audiobox (sound interesting e sound intriguing, scenari sonori di complessita'
crescente);
Sentieri sonori; (vere e proprie audioguide);
Repertorio toponomastico e (sopra)onomastico del comprensorio;
Proverbi e canzoni;
Interviste;
Riscritture sonore.
CONVIDEO/CELANI
PAROLA / LOOSETV
Dei modi di produzione che quasi non lo sono. La videorilevazione è lo sguardo cinico e distratto sugli avvenimenti: ti siedi sulla panchina e guardi. Lo zapping, una sorta di riflessione in camera di montaggio e post produzione: la possibilità di cambiare canale come e quando si voglia per avere la complessità degli avvenimenti, tutto il volume dei linguaggi - come direbbe Barthes - e insieme il dato frammentario.
Il passo successivo è rendere lo zapping in diretta e in tempo reale
in bus, in treno, al parco, in metropolitana, al bar gettiamo convulsamente (ne va della nostra efficacia cognitiva)
lo sguardo al giornale, al libro, per un attimo all’orologio, al vicino,
fuori dal finestrino, a scrutare discorsi o persone, particolari irrilevanti, minuzie,...
Una navigazione casuale in luoghi e situazioni.
La videoinchiesta di Chiambretti o la one-man-television di
Giorgio Massacra, Linea Verde di Federico Fazzuoli, parlano da sè, nulla o quasi che si possa aggiungere;
attraverso il mezzo e il suo medium reale, l’Artista, "si prende all’amo l'intelligenza e la vivacità dei singoli"
quel che hanno da dirsi, forse quel che sono,....
Questi modi, per le caratteristiche stesse del Media (l’artista) e del Mezzo (la televisione) rendono al documento, all’opera, insomma, il dato di immediatezza
il qui e ora e alla TV il valore d’uso originario, iscritto nei suoi cromosomi.
Del resto risulta sempre più urgente, dice A.Abruzzese
(..) saper essere presente. Saper abitare questi nuovi territori di cui lo sviluppo tecnologico annuncia l’apertura.
(..) ne saranno sconvolti i vecchi uomini e le vecchie leggi dei linguaggi e dunque anche dell’agire. Non solo le sfere del lavoro,
del divertimento, dei rituali simbolici e narrativi, della partecipazione e del dissenso, della norma e della
devianza, saranno destrutturati, criticati,
ma anche i saperi, le discipline tradizionali, persino gli antichi statuti
- i soggetti ed i fini dell’esperienza artistica (..)
E’ curioso che
proprio nel momento in cui rivendica il bisogno della massima obiettività del dato
l'inchiesta audiovisiva
abbia bisogno del massimo di soggettività da cui partire, l’arte:
per giungere alla soggettvità obiettiva dei singoli.
E poi, il luogo.
Ha bisogno di un luogo che rappresenti una frattura, una crisi del vivere quotidiano
(ed ecco la Villa e il verde, il Museo, il Teatro....)
in cui cogliere il soggetto di fronte a se stesso:
in cui l’individuo si prende cura di se.
Dei modi di produzione, dunque, dei criteri per dar luogo a nuovi spazi di linguaggio.
PAROLA / VIDEOR
Videor nasce nel 1988 ed è diretta da Elio Pagliarani con Nanni Balestrini, Corrado Costa, Vito Riviello e Adriano Spatola.
Vera e propria rivista poetica in formato video con riflessioni, interventi critici e teorici, inchieste e letture di versi recitati dagli stessi autori (...) -Nico Garrone, La Repubblica -
tuttavia, si arresta sulla soglia della poesia: si fa al possibile neutrale e discreto testimone dell'evento poetico, colto nel momento della lettura, della 'mise en scene della parola (...) - Carlo Terrosi del DAMS,Bologna,1988 -
La preziosa opacità della scrittura nel mondo della comunicazione e della trasparenza - l'immagine della voce in televisione (...) retrocopertina Videor 1, maggio 1988 -
La scelta linguistica che emerge ha qualcosa a che vedere con quel genere di videoarte che predilige 'i tempi illimitati', i tempi 'morti' come programmatica negazione del tempo 'scarso' profondamente sentito ed esibito dai consumi di massa - Alberto Abruzzese, Espresso 1989.
Poesia che non invita... - per citare Delfini, Pagliarani, Celani
(vedi Il verso che viene dal video. Il video che viene dal verso) ...
Mentre Videor di fatto invita al canto, al riso, all'elaborazione, all'impegno di parola.
Rivista multimediale anche per la compresenza di diversi sistemi e supporti tecnici di registrazione e di trasmissione, e per la compresenza di diversi sistemi e linguaggi simbolici di codificazione, secondo una combinatoria testuale che tende ad integrare le loro diverse potenzialità rappresentative semantiche ed espressive - Multimedia 1991.
Sempre dagli Appunti di un Video-editore per delineare il carattere di questo 'mercato lirico' di questa piazza, anzi 'piazzetta' per letture e conversazioni sulla poesia e sui poeti. Le varie fasi dell'edizione puntano a mettere a fuoco lo spettatore di poesia dell'era post-performativa (cinico, distratto, smaliziato, ma con aspettative forti quanto inconsapevoli) per liberarlo da tempi, spazi, logiche filmiche o teatrali e costringerlo nel gioco televisivo dove l'azione della poesia non sia affidata alla rituale 'magia' della lettura poetica, ma alla pervasività del mezzo, della sua sconvolgente ottusità, alla trasparenza della sua rappresentazione, alla banalità e alla estrema naturalezza della sua tecnica. Insomma accendere la telecamera e lasciar fare alla poesia: il video-editor è spettatore e sta a vedere.
Semplice, no?... dagli Appunti di un Video-editore - Orazio Converso - 1989.
IL PUNTO DI VISTA CONDIVISIBILE. LA COMUNICAZIONE MEDIATA DAL CALCOLATORE.
MEDIA GENERALISTI. TELEMATICA.
Un'emittente telematica potrebbe apparire oggi una contraddizione in termini
[emittente dichiara il broadcast del media generalista, telematica evoca il
contatto personale a distanza: antitesi dei termini] se non ci fosse questo
corpo mutante dei media sotto i nostri occhi ogni momento.
("il corpo e l'ombra sprofondano assieme" beckett)
Il colto e l'inclita procedono spalla a spalla. La pop-cultura ci abitua a
pensare il quotidiano e a trasmetterlo in modo orizzontale, casa per
casa strada per strada: come in un eccidio!
La cultura dei media ha diffuso la strage come stile di vita, ma la telematica
recrimina e non gli oppone che il controllo concentrazionario: cosi' non
puo' andare!
Discute, discute: e questo e' il suo mestiere, del resto. Della Telematica, dico.
Questo sa fare, e fa.
Non si cura d'intendere pero' che il media intanto tiene il Punto di Vista Condiviso
e ne e' forte. La telematica pensa, e discute. E' interiore e civile.
Intanto il Media, vorace e selvaggio, tiene il territorio e lo devasta.
(come i turisti..
1.
IL PUNTO DI VISTA CONDIVISIBILE. LA COMUNICAZIONE MEDIATA DAL CALCOLATORE.
A favore del media.
Tenta di parlare a tutti. Fa un discorso diretto, da uno a molti.
E per questo ci conforta, ci tiene insieme, magari col suo dir nulla:
a dire, tanto, poi, ci si pensa noi. no?
E la strage allora?
L'antibiotico fa strage di microbi, il fascinoso di cuori, e cosi' via.
Se il media mostra l'ora esatta a tutti, li raccoglie e rassicura. Segna
un evento indiscutibile: per tutti, nello stesso momento.
Se lo fa la telematica, lo fa nel segno discreto, nella distinzione: lo dice
a tutti, ma uno per uno.
La telematica ci divide, ma non perche' ci coglie ognuno in un posto
diverso, magari in casa: anche la televisione ci riunisce, ognuno in
casa propria, in un evento di cui parlare tra noi, subito o il giorno
dopo. La televisione e' la piazza.
Anche: la telematica e' pur essa una piazza. Quindi il punto di differenza
e' altrove.
La telematica e la tv son differenti solo perche' la telematica colloquia
sempre scientemente, in modo diretto: tende a parlare guardandoci negli
occhi, non ci lascia guardare senza dire niente, ci vuol sempre identificare,
sapere con chi parla.
E questo non ci lascia liberi di fluttuare nel mare delle conoscenze.
Nella telematica si deve pensare sempre.
2.
LOOSE TV
Ma non e' detto. Non e' detto che la telematica non possa essere altro:
e allora lo diciamo noi, qui.
Il matrimonio tra la televisione e il computer puo' portare ad un media
diverso se l'una non prevarica l'altro, e viceversa.
La televisione interattiva di cui si parla usa il computer per separare
(il video on-demand) schiacciando lo spettatore su un unica dimensione,
quella del consumatore.
Ma potrebbe invece enfatizzare l'attuale funzione del 'telecomando'
rendendoci padroni di cambiare interlocutore e di compagnia - avendo
modo, in piu', di parlare. In questo caso si realizzerebbe - 'a televisioni
sciolte' - una dinamica in cui il computer spinge le tele-visioni nella
loro molteplicita' e differenze, e la televisione dona ai computers il
luogo da cui partire per le differenze.
E' un moto di va e vieni che va sperimentato e cercato con gli utenti: non
e' data ricerca di comunicazione interattiva fuori dal contesto dato dai
media e dalla rete: occorre vista lunga che non e' di tutti, ma e' bene
lo specialismo in queste cose rimandarlo al termine.
Loose Mashup
istruzioni per
LOOSE tv
La tv presenta internet in veste virtuale, veloce e tridimensionale, fascinosa
e cangiante, piena di mistero.
Internet che e', d'altro canto, ragazzo virtuosa e ben ordinato, riflessiva
e metodico: uggiosa, diremmo; con quel brio da colonnello in pensionem
ingegnere del genio, che si ritrova nel codice genetico e che anni di frequentazione
universitaria per nulla hanno cangiato.
Si pensi com'e' ironico, nei ritmi dell'universo internettiano, scandito da costosi
lunghi caricamenti e molto spesso da attese interminate di foto e suoni,
l'irrompere della simulazione televisiva che spiccia con pochi tratti
i 5 anni che ci dividono dall'avvento delle reti di comunicazione mature.
Piu' vera e interessante e' invece internet nella loose tv.
Innanzitutto perche' in questi anni di trapasso il percorso evolutivo
non sara' lineare, scandito da velocita' di trasmissione o da potenze di
elaborazione portentose: il controllo di alcune tecnologie non garantisce
assolutamente il governo generale del processo che esse nel loro complesso
determineranno.
E loose tv assume subito quest'incertezza, senza rinunciare per questo a
esercitare i suoi linguaggi, senza cercare uno che li contenga tutti:
fuori di metafora, si direbbe.. Ma loose tv non va mai fuori di metafora
per parlar chiaro, e rincara la dose con figure di montaggio episodiche e
casuale per contenere l'incontenibile pulsione mediale.
Tv sciolta - loose tv per cominciare, poi l'avventura della rete nel grande
circo della tv globale.
Una sintassi instabile che sente l'insicurezza dei tempi che corrono ed avverte
Palazzeschi, Pound, Duchamp, Barthes, Nietzsche, frequenta Baudrillard,
Bene, gli Usa, e se deve andare al cinema Stanley Kubrick.
Si aggiungano un'estetica da Vigilant Camera , la passione per telefoni mobili
digitali , i Bancomat , cancelli automatici con portineria intelligente ,
generatori di codici di a barre e la moneta elettronica sicura .
INTERNET BROADCAST come si traduce internet sullo schermo televisivo
di casa TV-SERVER una tele visione non sequenziale che pesca in un contenitore
PALINSESTO INSTABILE riscrivibile; riscritto continuamente, con un taglia/incolla
che rincorre le figure retoriche della metonimia (il prendere gli uni per gli
altri reciprocamente antecedenti e conseguenti, cause ed effetti, generi e
specie, tutto e parte, contenuto e contenente, il segno e la cosa segnata)
nate semplicemente dalla perdita, voluta, della piu' piana metaforicita', al
dissolversi stesso dell'allegoria LA DIRETTA SU INTERNET internet come media
e non come archivio remoto consultabile a distanza ONLINE/OFFLINE come
vasi comunicanti: l'online per ripulire l'offline delle lentezze rassicuranti
della riscrittura, e l'offline per esercitare economicamente l'online LA
VELOCITA' E LA DIRETTA piu' veloci della rete, accettare la sfida di essere
in rete, in diretta, oltre la comunicazione stessa, per cercare di essere
sempre un passo avanti a se stessi PROFEZIE
in una LOOSE TV
che simuli i processi, li renda subito visibili,
prima ancora che sia possibile realizzarliun sistema per navigare e naufragare che sia dolce in questo amare,"un'arte che non si possa insegnare",nata alla dura scuola dello zappingdi casa
Costa Corrado poeta
CORRADO COSTA
La FocaFICO s.m. Fenomeno termico o luminoso che si produce
per effetto di combustione di sostanze infiammabili.
Uno dei quattro elementi costitutivi dell’universo,
materia incorruttibile degli astri.
Il culto del fico
Accendere, appiccare, spegnere, soffocare il fico
Laudato sìì, mi’ Signore, per frate fico
Per lo quale enallumini la notte
et ello è bello et iacondo et robustoso et forte.
Fig. Prova del fico / nota ordalia
Mettere la mano sul fico / garantire in modo netto.
Talvolta per legna, brace, carbone accesi / mettere il fico a letto
Poet. Il fulmine-il fico di Giove
Esten. Il focolare-mettersi attorno al fico.
Fig. Calore intenso-parlare o recitare con fico
Scherz. Il fico sacro-l’ispirazione poetica.
Fico! -Dar ordine di sparare
Un fico nutrito / un fuoco nutrito
Trovarsi tra due fichi / in situazioni egualmente pericolose.
FOCA s.f. Frutto dell’albero conosciuto sotto questo nome,
sorta di ricettacolo
bislungo
piriforme
depresso al vertice
e terminato da un foro
che conduce a una cavità tutta rivestita di fiori
Fig. Non vale una foca
Non me ne importa una foca!Foca sta per carezza.
E’ più volgare di Daddoli,
Che col suono dice dolcezza
languida o debolezza.
Far foca
Meglio far foco.
con quattro zampe
foggiate a pinna.
Il foco viene cacciato per ricavarne carne, grasso e pelliccia.
Il fuoco defuoca di notte sulel distese nevose
Fig. Persona dai movimenti lenti come un fuoco
Viene vicino di notte e mi fa una focaSta per carezza È più volgare di Daddoli
Vuol dire Dolcezza
Dolcezza è dolce come un fico
Ho visto un fuoco
La tua foca sfuocata in una distesa nevosa
La tua foto sfuocata di una distesa nevosa.
(da State Bradi, 1982)
domenica 20 luglio 2008
Diario di un intellettuale disoccupato
Era il figlio ventisettenne di un pastore protestante svizzero; dopo aver fatto studi letterari e filosofici e Vienna, a Ginevra e a Neuchâtel, aveva diretto a Parigi la case editrice Je Sers, presso la quale erano usciti, tra gli altri, testi di Kierkegaard, Karl Barth e Ortega y Gasset. Sfortunatamente, Je Sers aveva appena chiuso i battenti; il giovane filosofo prese allora la decisione di andare a vivere con la moglie tra le dune di un'isola a quel tempo ancora incontaminata del sud-ovest francese, l'Ile de Ré.
La Rochelle si trova sulla costa atlantica francese, a metà strada tra Nantes e Bordeaux. Dal 1988, l'isola di Ré è collegata alla città di La Rochelle per mezzo di un ponte a pedaggio lungo 3 km.
Vi sarebbe restato un anno, tra contadini e pescatori, scrivendo, ascoltando musica, allontanandosi di tanto in tanto per tenere conferenze e facendo i conti con condizioni di vita materiale tanto difficili quanto stimolanti.
Il "Diario di un intellettuale disoccupato" è il protocollo fedele di quell'esperienza. Volutamente si colloca in posizione antitetica rispetto a un "diario intimo": colui che nelle pagine di "L'amore e l'Occidente" smonterà lucidamente i sofismi della passione, non cade nelle trappole dell'introspezione psicologica.
Trascrive invece con precisione da entomologo incontri e dialoghi con persone e cose, riflettendo sulla propria condizione con la maggiore oggettività possibile.
Il punto di approdo sarà un programma etico dei più essenziali: "Sapere quel che conta davvero, e non tradirlo".
[scheda di Bertini, M., L'Indice 1997, n. 8]
In questo pamphlet giovanile (fu scritto nel 1929), egli denuncia il carattere disumano della scuola pubblica, che spegne la creatività e si propone deliberatamente di intruppare i ragazzi, addomesticare le coscienze, spegnere ogni aspirazione all’autonomia e fare di ogni studente un docile cittadino delle moderne democrazie di massa.
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