|
Secondo l’esperto degli algoritmi di Google, Amit Shingal, «la ricerca su Internet si è spostata dal “dammi cosa scrivo” al “dammi cosa voglio”». Non solo. Si è fatta forte anche la richiesta da parte delle varie comunità della Rete - soprattutto accademiche e scientifiche - di strumenti di ricerca on line più efficienti ed esaustivi. Sembra, insomma, che per il tradizionale ordinamento dei risultati, basato sulla popolarità e visibilità dei siti, stia per scoccare l'ora della pensione. La tecnologia dei «search engine» punta a traguardi più ambiziosi. Le nuove parole d'ordine sono: ricerca integrata e motori personalizzati. Tutto in perfetto stile Web 2.0, che significa la promessa di una nuova «search user experience». |
A «Searchology», conferenza annuale diffusa via webcast da Googleplex, Marissa Mayer - capo delle operazioni di gestione dei prodotti di ricerca Google - ha annunciato il nuovo megamotore «Google Universal Search»: è (o vuole essere) la soluzione per affrontare la sfida della ricerca on line del futuro. Come primo assaggio è disponibile Google Experimental, che permette di vedere e testare una serie di caratteristiche. Obiettivo: una piattaforma che offra agli utenti uno strumento di ricerca e visualizzazione delle informazioni il più integrato e completo possibile. Se oggi la ricerca con Google avviene all'interno delle sole pagine Web, con «Universal», la query scandaglierà tutti i motori verticali di Google (Web, news, images, blog search, books, video ecc.) e i risultati confluiranno in un'unica pagina e in un unico servizio. |
In altri termini quello che già viene definito come «Google 2.0» restituirà tutti i possibili collegamenti tra parola cercata e siti Web, blog, foto, video, e-mail. E, inoltre, anche i risultati minori o secondari - che oggi di solito non compaiono - troveranno spazio nella pagina delle rilevanze grazie ad un nuovo meccanismo di «ranking» capace di confrontare differenti tipi di informazioni e di ordinare i contenuti. E’ merito dei nuovi algoritmi - che sostituiranno il glorioso «PageRank» - capaci di miscelare diverse tipologie di contenuti derivanti da una stessa interrogazione. Ma con un limite. La ricerca è strutturata per rimanere tutta interna al «Google planet»: collegamenti ed aggregazioni non prendono in considerazione fonti esterne. Con rischi - secondo alcuni - di «Google-addiction», vale a dire di creare un legame di dipendenza tra utenti e un ambiente informativo in apparenza sempre più autosufficiente. |
di FABIO DI GIAMMARCO
Nessun commento:
Posta un commento