mercoledì 30 luglio 2008

for lack

My heart rouses Il mio cuore s'accende
thinking to bring you news pensando che ti reco notizie
on something di qualcosa
that concerns you che ti interessa
and concerns many men. Look at e interesa molti uomini. Considera
what passes for the news. cio' che passa per nuovo.
You will not find it there but in Non lo troverai la se non
despised poems. in poesie villipese.
It is difficult E' difficile
to get the news from poems ricevere notizie da poesie
yet men die miserably every day eppure uomini muoiono miseramente ogni giorno
for lack per mancanza
of what is found there. di cio' che la si trova.

Ascoltami fino in fondo
perche' riguarda anche me
come ogni altro uomo
che vuol morire in pace
nel suo letto.

1991. L'etichetta

Di etichette i professionisti ne fanno 50 al giorno. Funziona cosi': li paghi e loro ti fanno l'etichetta.
Un tempo si osservava l'etichetta. Ora, affamati di sapere, la si legge soltanto. In perfetta solitudine. Di fronte agli scaffali del supermercato, ai banchetti dei prodotti tipici, si schierano in rapida successione gli spetta-
tori di una breve rappresentazione. Ecco la scena: l'occhio, avido, scandisce,scannerizza rapidamente i prodotti al di la' del vetro; seleziona con procedura - come dire - manuale, con rotazioni di 45, 90, 180 gradi, i titoli di testa del barattolo; comincia poi con successive torsioni la lettura del testo, lo scritto multimediale, in una sorta di giostrina in movimento, con rototraslazioni fantasmagoriche. Insomma, prende e si porta sotto il naso l'oggetto del desiderio ben selezionato. E' solo a questo punto che si verifica l'evento che si vuole qui osservare: la donna che acquista, nell'atto stesso del comprare (I, II e III atto), spende una parola, una chiacchiera, un'occhiata. La getta li', la dedica a se' stessa, al bisogno suo d'uscir fuori...
orazio converso, margi

segnali rurali personalizzati

MARGI 1°
segnali rurali personalizzati
Video, 3 h, VHS
Dischetto, News, Runtime Toolbook
................................................................................................................................................0.00
Sigla: intervista breve ad un pastore di Lago con campionamento della voce, esempi di postproduzione di computer grafica sul logo del Potame Busento e citazioni di immagini tratte dal repertorio della realtà virtuale
Runtime: 800 News, La sorpresa, il gioco, il territorio: la comunicazione nel Leader Potame Busento.
La sigla introduce il tema "Dal fatalismo all'azione" nell'incontro con il pastore ed enuncia già alcune tecniche base dei criteri di produzione e postproduzione

2.07
Seminario "Dal fatalismo all'azione", Fernando Pierluca (Colli Esini): "Strategia di animazione del GAL"

3.58
"Dal fatalismo all'azione", consultazione banche dati con notizie sulla Comunità europea

4.40
Uno sguardo alla gente del Potame Busento. Installazione video d'ambiente dinanzi al portale del Convento di S. Francesco di Paola a Paterno Calabro

5.51
"Dal fatalismo all'azione". Intervento di Gianni Podo (Capo S. Maria di Leuca) su: "L'importanza primaria del soggetto animatore per provocare una dinamica dello sviluppo

7.42
"Dal fatalismo all'azione".Intervento di Sandro Adriano (Potame Busento), coordinatore dei lavori: Runtime: 803 News
"... attivare meccanismi percettivi e logici ... spiazzamento della phonè dialettale con le tecniche digitali di campionamento, video-inchieste sul campo, happening, .... (News 803)"

9.01
"Dal fatalismo all'azione".Fernando Pierluca: Anticipazioni sullo svolgimento del conclusivo Seminario Europeo di giugno a Cingoli

10.40
"Dal fatalismo all'azione". Maurizio Capelli (Medio-Agrisauro): Fare di un territorio un'impresa;dibattito sul ruolo della comunicazione nei progetti di sviluppo

15.56
Rap- manifesto del Potame Busento
Runtime: 806 News, CROSS OVER musiche degli anni '90

23.40
"Dal fatalismo all'azione". Rodolfo Vitelli e Marianna Colangelo ( ALLBA): Strategie di comunicazione; coinvolgimento delle organizzazioni presenti sul territorio nel progetto Leader

26.22
"Dal fatalismo all'azione".Renato Covacci (Sardegna):Integrazione del progetto Leader in altri progetti paralleli

29.06
Visita-scambio a Trento:Giuseppe Nicoletti illustra le modalità di intervento nel Potame-Busento

30.24
Immagini del Potame Busento (video rilevazione)

31.40
Maria Tucci (GAL di Albidona), Leporace e Tucci: Video appunti in margine al seminario

33.50
Tessuti tradizionali a Paterno C.
Visita di una delegazione portoghese al corso di formazione telai e tessuti ricamati

39.00
Incontro ad Altomonte con Barbieri , produttore, nell'ambito del corso di formazione sui prodotti tipici

44.19
Dalla manifestazione spettacolo "Prima vi cantu poi vi cuntu" - 19 settembre 1992: "U vinu" di Giorgio Massacra

46.08
Lingua e dialetto: Introduzione di E. Pagliarani al Convideo 2 - Laboratorio di poesia
Letture pubbliche ed interventi poetici

1.00.00
"Fotografie giapponesi", video-poesia di Orazio Garofalo. Dipignano, Sala del Camino

1.03.00
Incontri con operatori del Potame Busento partecipanti ai corsi di formazione mirati
Giampaolo Nardi, Adriana Toman, ........

1.14.20
Settembre '92, Convideo 1: Laboratorio di canto a Paterno C. e a Dipignano con Nino De Rose

1.28.25
Agorà Bbs, bulletin board system di Roma: Incontro di Claudia Cataldi, redattrice di Margi, con operatori telematici: Intervista ad editore Edizioni Shake

1.46.10
Luigi Aloe e Giorgio Massacra a Lago: Question show in strada. Incontri e situazioni quotidiane
Runtime: 804 News, Walking Leader Potame Busento

1.53.56
Momenti di restauro di una chiesetta di Lago con i corsisti ed un docente della formazione sui lapidei

1.57.56
A Terrati di Lago, in campagna, "sulla coltivazione dei piccoli frutti"

2.01.00
Massacra television: un laboratorio di televisione a Carolei per il Carnevale '93.
Il postino, l'attore, lo strinaro, un anziano
Runtime: 805 News, CONVIDEO 4

2.40.01
Pantanolungo di Carolei: vacanze in un borgo dimenticato.
Una guida nella memoria del luogo

2.46.12
L'azienda agricola di F. Aloe: Filosofia e strategie di sviluppo

voxsophiae

LIBERATION MANAGEMENT 1991

Si scrive assai più di tassi di sconto e di crescita degli aggregati monetari, che non di organizzazione aziendale e di management. Mentre economisti, politici e perfino industriali sono generosi di analisi macroeconomiche, l'attenzione ai fatti microeconomici si limita sovente ai resoconti dell'attività delle imprese e al listino di Borsa.
Liberation Management è un libro sulla dimensione ottimale di impresa negli anni 90. Parte dall'osservazione che la contribuzione delle aziende dell'elenco "Fortune 500" al Pil Usa è passata dal 58% del 1979 al 40% del 1991.

"Fortune 500 is over" proclama Peter Drucker; Ibm lotta contro 50mila concorrenti, alcuni assai piccoli. Gm, Sears, Philips, Dec, le grandi acciaierie, i grandi network televisivi subiscono la concorrenza di aziende nuove, di loro più piccole, invariabilmente più rapide nelle innovazioni tecnologiche e di mercato. Non senza ricordare il fallimento dell'economia sovietica, il più grande esperimento di gigantismo industriale e di economia pianificata che sia mai stato tentato.
La rivoluzione informatica e la velocità di circolazione delle informazioni ha provocato una frammentazione del mercato: l'offerta indirizza segmenti sempre più stretti, satura il mercato di prodotti mirati e differenziati: ogni giorno vengono offerti sul mercato 30 prodotti Sw; nel 1991 sono stati immessi sul mercato 316 tipi di succhi di frutta; in un supermercato il numero di prodotti diversi offerti è di 30mila, contro i 2.700 di dieci anni fa; il numero dei mutual funds è passato da 568 a 3.447 dal 1980 al 1990; nello stesso periodo il numero dei network televisivi americani è passato da 27 a 70.Le tecniche di produzione e di gestione della produzione si sono adeguate e consentono di ridurre i lotti economici fino all'unità; da noi Iveco non è lontana dal poter fornire un veicolo industriale su specifiche del cliente nel termine di una manciata di giorni. Il mercato, nei paesi industrializzati (che consumano e producono tre quarti del Pil mondiale), è diventato un mercato dell'abbondanza: non solo in termini quantitativi, ma soprattutto qualitativi, come varietà e sofisticazione dei beni e servizi offerti. Nella grande maggioranza dei casi, è un mercato di sostituzione, in cui ciò che conta sono i valori simbolici, il contenuto di informazione dei beni. Sono variazioni estetiche, e quindi simboliche, sostanzialmente minime quelle che distinguono automobili, televisori, vestiti. Solo la varietà ricrea la scarsità (si pensi alla mania degli Swatch). Anche beni di investimento, come i prodotti informatici, hanno cicli di vita paragonabili a quelli della moda. E proprio il riferimento alla moda è quello che meglio rimanda alla dominanza di valori simbolici, di informazione, contenuti nei beni.

Il mercato, da sempre, è la risultante delle scelte e decisioni individuali. In un mondo quale il nostro, totalmente trasparente alle informazioni, che raggiungono tutti individualmente, in quanto individui, l'offerta esalta le differenze tra gusti e preferenze, si segmenta al limite del market of one; aumenta la componente soft dei prodotti (quanti prodotti "intelligenti"!); il valore aggiunto sempre più consiste in quanto di intangibile c'è nei prodotti: per funzionare, la civiltà di massa deve esaltare le caratteristiche dell'individuo in quanto consumatore, stabilendo rapporti carichi di valori emozionali. Il nuovo verbo è quello della mass customization, della personalizzazione di massa.

Un mercato siffatto non può più essere concepito come un qualcosa di dato, esterno all'impresa. Annota Drucker: "Finché non c'erano informazioni dal mercato, le decisioni, soprattutto quelle del giorno per giorno, riguardavano la fabbricazione. Erano controllate da ciò che avviene in fabbrica, basate sulle informazioni che si riteneva di avere sui costi di produzione. Adesso che disponiamo di informazioni in tempo reale su ciò che avviene nel mercato, le decisioni sono controllate da chi dispone delle informazioni, i rivenditori e i distributori" (si veda "Il Sole-24 Ore" del 18 dicembre 1992). E' per questa ragione che "la distribuzione diviene sempre più concentrata, mentre la fabbricazione si frammenta sempre più".
Ai fini delle decisioni che riguardano produzione e distribuzione, la conoscenza dei dati medi, aggregati, contiene scarsi elementi utili; ciò che conta, cioè le strutture fini del mercato, le cause e le modalità del suo articolarsi e frammentarsi, restano elusive e imprevedibili. Più che cercare di prevederne le risposte, il mercato va stimolato con proposte.

Il successo è più legato al caso che alla necessità. "Chi poteva prevedere che avremmo messo bolle d'aria e pompette nelle nostre scarpe da ginnastica?". Quando Apple introdusse il Macintosh, il desk top publishing non esisteva. Il personal computer nasce in un garage, il linguaggio dei database Sql, perfino gli esperimenti sulla superconduttività, sono stati realizzati quasi di nascosto, proteggendo il lavoro di ricerche e depistando i pianificatori delle organizzazioni centrali.

"Le nostre comprensioni dei rapporti tra causa ed effetto -dice Peters- sono disperatamente inadeguate, nonostante il potere dei sistemi informativi. Il successo o il fallimento di un prodotto nel mercato è dovuto a una lunga, complessa catena di circostanze debolmente connesse tra loro, assolutamente imprevedibili al momento del lancio di un nuovo prodotto o di una nuova impresa". Questa è solo apparentemente una posizione irrazionalistica: la ragione per cui il mercato funziona è assolutamente razionale: "Esso produce più esperimenti, dà luogo a più tentativi, più successi e più fallimenti, processa più informazioni, più velocemente che qualsiasi alternativa".
La ragione del successo dell'economia capitalistica, in particolare dell'economia americana, è che essa consente a una quantità di imprenditori più elevata che non in altri sistemi economici (i vari Bob Swanson della Genetech, Michael Dells della Dell Computer, Craig McCaw della McCaw Cellular) di avere la possibilità di "provarci".

Per questo molti dei progetti di promozione dell'innovazione (parchi tecnologici, tecnocites ecc.) sono vittime di un errore concettuale: è contraddittorio voler ricreare, pianificandolo, il sistema di disorganizzazione creativa che è la caratteristica delle 1.300 miglia quadrate di Silicon Valley.
La stessa trasparenza dei mercati alle informazioni, il fatto che tutti dispongano degli stessi dati, elimina le discontinuità, e rende sempre più arduo pianificare una strategia di successo, sia che si tratti di strategie finanziarie che di strategie industriali: leggiamo tutti gli stessi giornali.

Il successo dipende sempre di più da quello che dei mercati ci rimane sconosciuto, dall'interazione casuale con il moto browniano delle decisioni idividuali. Se si tratta di fenomeni casuali, le probabilità di successo dipendono più dal numero dei tentativi che dall'attenzione posta a prevedere l'esito della giocata.

Le teorie del management hanno sovente valore più esplicativo che predittivo, sono più descrizioni sociologiche che ipotesi scientifiche, sono "retorica" (cioè arte di convincere e motivare).

Forte è quindi l'esigenza di ancorare la teoria dell'impresa a una teoria scientifica, e quella della selezione naturale in contesto competitivo esercita una particolare seduzione: le imprese vengono considerate organismi viventi e a esse si applicano i metodi e le categorie esplicative della teoria evoluzionista. In realtà sembra che la cosa, storicamente, sia andata proprio in senso opposto: come sottolinea Hayek - citato da Peters - Darwin è stato profondamente influenzato dalla lettura di Adam Smith. La ricchezza delle nazioni precede di 20 anni L'origine delle specie e la nozione della "mano invisibile" avrebbe avuto un ruolo non indifferente nella formazione del concetto di selezione naturale.

Peters riporta anche una versione più radicale dell'approccio evoluzionista, secondo cui i mutamenti ambientali sono assai maggiori e più rapidi delle modeste capacità di cambiamento evolutivo delle organizzazioni, sicché la longevità delle imprese sarebbe un fatto sostanzialmente casuale.


L'analisi statistica condotta da Hannan e Freeman li porta a concludere che per spiegare il sorgere e scomparire delle imprese sono assai più utili le leggi della dinamica delle popolazioni che non lo studio delle strategie manageriali. Lo studio dei "casi" sarebbe viziato da un errore metodologico, dato che studia solo le imprese maggiori e di maggior successo, e non prende in considerazione i successi e i fallimenti dell'intera popolazione di imprese. Le forme organizzative non sono determinate dall'ambiente, ma nascono in modo largamente casuale: "la selezione opera sulla varietà disponibile"; è il mutare del contesto esterno che decreterà il successo o il fallimento di un'impresa, e il fallimento è l'alternativa più probabile. "Per un Apple di successo ci sono migliaia di Osborne". Marlboro fu creata nel 1924 come sigaretta per donne: ci vollero 20 anni e innumerevoli variazioni sul tema prima che diventasse un prodotto di successo (oggi supera i 20 milioni di dollari l'anno); nè diverse sono le storie della Quaker Oats, o della Hoover. E Pepsi Cola andò in fallimento tre volte prima di conoscere il successo.

Il successo appare quindi assai più come il risultato di un insieme di circostanze favorevoli che non di una accurata pianificazione. Essere convinti che la conoscenza di ciò che conta del mercato è fondamentalmente approssimata e imperfetta, che il caso gioca un ruolo fondamentale nella vita delle imprese (come in quella degli individui), non porta necessariamente a una posizione di agnosticismo, a una dichiarazione di impotenza. Si tratta solo di riconoscere che le forme d'impresa che hanno dominato la vita economica negli anni passati sono strutturalmente inadeguate
.

La grande impresa, secondo Peters, si trova dunque di fronte alla necessità di un altro salto organizzativo, assai più radicale di quello, storico, da organizzazioni funzionali a divisionali. La raccomandazione di essere close to the customer, l'adozione dei programmi di qualità totale (il mercato che ripercorre a ritroso l'organizzazione rimodellandone i processi), i circoli della qualità che coinvolgono le persone ricomponendo le competenze di problem solving: sono stati tutti tentativi di adeguare le strutture della grande impresa alla rivoluzione che l'informatica ha realizzato nel mercato della domanda e dell'offerta. Tentativi il più delle volte inadeguati: non basta più ricorrere, magari in forma più energica, a ristrutturazioni che elimino zavorra inutile; le difficoltà che stanno incontrando le grandi organizzazioni sono di tipo strutturale.
L'Insead al congresso "Corporate Renewal Initiative" pone tutta l'enfasi sulla differenza tra cambiamenti significativi e trasformazioni necessari e mette in guardia da ristrutturazioni organizzative che non sono altro che inadeguate misure di stop-gap. Non basta ri-organizzare: si tratta di de-organizzare, di introdurre in modo violento elementi di disarticolazione delle gerarchie.

Le uniche grandi imprese che sembra riescano a competere efficacemente, sono quelle che distruggono rapidamente le loro strutture. Si tratta di operazioni sovente traumatiche: all'Abb (215mila dipendenti, per 30 miliardi di dollari di fatturato) Peter Barnevick (uno dei modelli ispiratori della ricerca di Peters) in 3 mesi riduce gli staff centrali da 2.000 a 200 persone, e organizza la sua azienda in 5.000 centri di profitto autonomi di circa 50 persone. Alla Union Pacific Railroad (30mila persone per 5 miliardi di dollari) in 90 giorni Walsh elimina 5 livelli e 800 posizioni di management. La stessa Ibm si sta organizzando in 13 divisioni che forse diventeranno autonome anche come struttura azionaria. Alcuni suggeriscono che la divisione Saturn, la più efficiente della Gm, sia separata e costituita in società autonoma. Il successo della Ge di Jack Welch è dovuto alla determinazione con cui ha razionalizzato il portafoglio di attività secondo la regola: close, fix or sell. Il break-up dell''AT & T, che pure inizialmente si temeva provocasse la distruzione di un servizio telefonico modello, ha portato alla creazione delle Baby Bell, il cui valore in 10 anni è passato da 48 a 180 miliardi di dollari. Anche se ha dato luogo a eccessi di cui l'economia americana ha sofferto nei primi anni 90, l'attacco dei raiders alle grandi corporation ha contribuito potentemente a riposizionare l'industria americana per l'età dell'informazione proprio perché ha obbligato a smembrare, a separare e a focalizzare.

"Gli uomini timidi preferiscono la calma del dispotismo al mare agitato della libertà". La frase, di Thomas Jefferson, è un pò la chiave di lettura del libro di Peters: si tratta di liberarsi da schemi concettuali che bloccano la libera espressione dell'iniziativa, la libertà di provare, e quindi anche quella di fallire.

Non basta più sforzarsi di ascoltare il mercato, di vivere a contatto del mercato: bisogna riuscire a vivere in simbiosi con il mercato.

Se tanta parte del mercato è inconoscibile a priori, la chiave del successo diventa la capacità di imparare: dai clienti come dai concorrenti. Se siamo nella società della conoscenza, se non possiamo pretendere di essere depositari della conoscenza, bisogna trasformare ogni organizzazione in un'organizzazione che sa imparare, strutturare l'attività di impresa come un insieme di progetti, portati avanti da gruppi dotati di largaautonomia. E soprattutto, se tanta parte del successo è dovuto al casuale incontro tra idee e fatti che erano separati, aumentare il numero di tentativi, di contatti, di processi paralleli.

Il modello organizzativo diventa quindi quello proprio delle aziende di servizi professionali, un insieme di gruppi di progetto, ciascuno di poche persone, da 50 a 200, che si formano e si disfano rapidamente, focalizzate su un problema specifico (50 sembra essere il numero magico, per la Cap, ma anche per l'Abb; la Eds, 72mila persone per 7,1 miliardi di dollari, è organizzata in gruppi di 10 persone). L'organizzazione assume una forma reticolare, una serie di nodi (i gruppi di progetto) che i sistemi informativi collegano tra di loro ma soprattutto con l'esterno. Nelle strutture orizzontali gli individui, questa volta in quanto produttori, vengono esposti direttamente al mercato, richiesti di compiti sempre più autonomi e meno parcellizzati.
Non è il modello small is beautiful riproposto sotto altre specie: la dimensione è pur sempre una misura del processo. Si tratta di prendere atto del fatto che le reti informative e la tecnologia hanno cambiato la definizione di "grande". Michel Porter scriveva nel '90: "La strategia di fare aziende grandi di per sé è una strategia sbagliata per la massima parte delle aziende europee". Percy Barnevick dell' Abb prevede che due terzi delle grandi imprese europee si smembreranno a seguito dell'integrazione europea. Anche in Giappone all'interno della struttura apparentemente monolitica dei grandi keiretsu, assai articolato è il rapporto con i fornitori e vivace la concorrenza interna tra unità dello stesso gruppo: "L'era della produzione di massa è finita e ciò trasformerà la natura del nostro sistema industriale" scrive l'economista Tadao Kijonari dell'Università di Hosel.

Il nuovo concetto di "grande" lo si ritrova nello sviluppo prevalentemente orizzontale, nell'estendersi del reticolo che collega tra loro unità operative focalizzate, più preoccupate di apprendere dal mercato che di conformarsi a procedure. Peter Drucker suggerisce che probabilmente solo per le aziende di distribuzione la dimensione significa un vero vantaggio competitivo (si veda "Il Sole-24 Ore" del 10 ottobre 1992).

Si tratta di liberare i fattori determinanti del successo da tutte le attività accessorie: queste, e i processi che le collegano, creano le strutture che coartano il libero sviluppo delle competenze portanti e che si frappongono alla totale adesione al mercato e alle sue evoluzioni. Individuare l'essenziale, quello che Peter chiama l'anima di Apple, o di Boeing che fabbrica solo il 35% di quanto va su un aereo, e che intende limitare le proprie attività alla progettazione, il testing e la vendita? O di una Mci che acquisisce tutta la tecnologia che le serve da fornitori esterni?
C'è assolutismo, e un pò di fanatismo nel libro di Peters (ma una dose di fanatismo non è secondaria per il successo?); assai più grande è il numero di cose tra il cielo e la terra. Si è tentati di giudicare le sue osservazioni come eccessivamente riferite al mercato americano e quindi poco applicabili alla nostra realtà; e di ricordare che quando si parla di "mercato perfetto", l'aggettivo non ha valore etico.

Ma si tratta proprio di differenze strutturali? Dopotutto, il mercato europeo ha dimensioni maggiori di quello Usa, presenta varietà di stili di vita e di comportamenti d'impresa ancora più ampie; nonostante gli sforzi delle nostre società di telecomunicazione, anche il nostro è un mondo trasparente alle informazioni. Le difficoltà strutturali delle nostre grandi aziende hanno anche motivi comuni; semmai da noi manca l'elasticità del sistema economico che ne faciliterebbe la soluzione. Ciò è in larga misura conseguenza dell'illusione pianificatoria che in Europa, e non solo in Italia, ha radici profonde; la tentazione interventista (i famigerati poli), agisce indipendentemente dalla buona volontà dei partiti. Nelle difficoltà presenti e incombenti, forte è la tentazione di adottare politiche protettive, che aumenterebbero il grado di rigidità del sistema. La presenza dello Stato nel capitale di un'azienda è comunque fattore di rigidità: paradossalmente, se diluita nel capitale di una pubblic company, risponde solamente alla funzione di bloccare, mentre ciò di cui c'è bisogno è di liberare energie e iniziative, di aumentare il numero degli incontri e delle interazioni, e quindi la probabilità di successo.

PAROLA / CONVIDEO

1. (nomina non sunt consequentia rerum, logica del significante, la produzione
di luogo, dilettantismo, bacini di cattura)

Se le cose - dalle nostre parti - vanno male e' perche' non vi sono piu' spa-
zi di parola. Si potrebbe dire che non vi sono piu' spazi e basta, giacche'
non conosciamo altro spazio che non sia quello in cui far risuonare la voce.
Lo spazio e' di parola.
E' indubbio che c'e' un animale sul quale il linguaggio e' disceso e che
questo animale ne e' veramente segnato.
Non e' soltanto che la lingua faccia parte del suo mondo, ma sostiene il suo
mondo da cima a fondo. Da qui l'enfatizzazione strategica dell'unico plus va-
lore di cui siamo certi: la parola, da cui muove la prima azione convideo.
Una parola che ci interessa soprattutto come phone', come fatto musicale, ma
pure per le sue co-occorrenze scritturali, gestuali, visive, insomma per tutte
le forme in cui essa s'incarna. Cosi' dopo la parola civica e poetica di Pa-
gliarani, dopo la parola/canto di Nino De Rose, seguendo una logica dell'even-
to profondamente intrecciata a una logica di formazione, che alla formazione
solo aggiunge il godimento e lo spettacolo, altre parole verranno: la parola/
radio, la parola/cinema, la parola/informatica, la parola/ Dio (ad es. coinvolgendo Pino Stancari, ascetico e gesuitico perfor-
mer), oltre alla fedele compagna parola/video, appunto convideo.
Una enfatizzazione della parola dunque, che viene pero' da una corrente silen-
ziosa che ci fa pure intravvedere il sangue che sgorga dalla crosta delle fra-
si fatte. Una parola che ha - al suo centro - un dubbio e un tarlo:
come si dice da queste parti, che 'a megghia parola sia quella che non nescia.
La prassi che qui si propone muove in ogni caso da una logica del significan-
te, prendendo pietre e alberi per alfabeti, architetture sentieri e paesaggi
per fonemi, i prodotti dell'attivita' umana per morfemi.
Ma senza l'ossessione, maniacale e folklorica, a parlare di se'.
C'interessano pure il fuori, i ponti, gli ancoramenti all'esterno, le porte
del Potame Busento, e -soprattutto- il parlare da se' e non di se'.
Ricordando sempre che il piu' grande scrittore calabrese resta James Joyce,
occorre autorizzarsi a prendere la parola: unica chance di produzione di luo-
go, in una terra da sempre costretta in uno stato di non luogo da una serie
interminabile di non luoghi a procedere.

Insomma se il programma leader punta in alto, non sara' certo il G.A.L. Potame
Busento ad abbassare la mira. Prendere la parola per guadagnare spazio, per-
che' lo spazio e' un dubbio: occorre continuamente individuarlo, designarlo,
conquistarlo. Designarlo equivale a disegnarlo, essendo il "disegno l'altra
faccia del destino" (J.Lacan).

L'assieme delle azioni e delle misure dovranno costituire quindi una sorta di
disegno, di basic design elaborato da una equipe che abbia pero' oltrepassato
la posizione di professionalita'.
Imprescindibile, per installarsi con grazia nel significante, e' la condizione
di amatore e di dilettante.
Finalita' filosofica e' "la verita' dell'interazione umana spaziale"
(G. Olsson).
Obiettivo piu' concreto e' che il Potame Busento si attivi come "bacino di
cattura" (nozione forgiata da J. T. Desanti per tradurre l'impatto di un gesto
su un gruppo, il suo effetto di coinvolgimento collettivo).
Meta-obiettivo, da verificare a fine programma, sara' quello di poter reinter-
pretare attori, eventi, e interventi come semplice pre-testo.
Constatando che "nulla avra' avuto luogo tranne il luogo"(Mallarme').

2. (Influenza, dislettura, intertesti, interpoeti revisionisti, tardivita')

"Una mappa della dislettura studia l'influenza poetica, con cui continuare a
non intendere il passaggio di immagini e idee dai poeti precedenti ai succes-
sivi. Influenza significa che non ci sono testi ma solo relazioni tra testi.
Queste relazioni dipendono da un atto critico, una dislettura o mispresa che
un poeta effettua sull'altro e che non differisce in natura dai necessari atti
critici effettuati da ciascun lettore forte su ciascun testo che incontra. La
relazione d'influenza governa il leggere come governa lo scrivere, e leggere
e' percio' discrivere, giusto come scrivere e' un disleggere. (...)
Il revisionista si sforza di vedere di nuovo, cosi' da estimare e stimare dif-
ferentemente, cosi' dunque da mirare "correttivamente". (...)
...persuadere il lettore che anch'egli deve prendersi la sua parte dell'agone
proprio del poeta, sicche' anche il lettore possa fare della propria tardivi-
ta' una forza, invece che un'afflizione". (Harold Bloom)

3. (Ipertestualita')

Nomadismo culturale, agriturismo, orienteering, intersettorialita', interscam-
biabilita': sono tutti requisiti naturalmente appartenenti alla metaforica di
navigazione ipertestuale. Azioni e materiali di supporto avranno dunque la se-
guente struttura:
unita' esplicative
unita' esplicative di orientamento
unita' di diramazione (nodi)

help
hotwords
pulsanti

azioni dell'utente intermedio specificatore:
cattura
collegamento
classificazione
selezione
creazione
consultazione

azioni dell'utente intermedio implementatore:
generazione
consultazione
completamento

4. (la sorpresa, il gioco, il territorio)

L'agenzia di comunicazione utilizzera' una rivista transmediale a supporto va-
riabile.
In base alle esigenze specifiche, sara' di volta in volta in forma di
videocassetta
audiocassetta
calendario
breviario
booklet
quaderno
poster
etc.
costituendo ogni supporto e ogni numero un tassello di una possibile guida ge-
nerale (collazionabile e eventualmente trasponibile su un supporto unico solo
al termine del primo ciclo di azioni GAL)
Ogni numero ideato e composto in base alle peculiarita' del mezzo.
Ad es., questa una ipotesi di menabo' dell'audiorivista:
Audiobox (sound interesting e sound intriguing, scenari sonori di complessita'
crescente);
Sentieri sonori; (vere e proprie audioguide);
Repertorio toponomastico e (sopra)onomastico del comprensorio;
Proverbi e canzoni;
Interviste;
Riscritture sonore.

CONVIDEO/CELANI

ASA

PAROLA / LOOSETV

Videorilevazione
Dei modi di produzione che quasi non lo sono. La videorilevazione è lo sguardo cinico e distratto sugli avvenimenti: ti siedi sulla panchina e guardi. Lo zapping, una sorta di riflessione in camera di montaggio e post produzione: la possibilità di cambiare canale come e quando si voglia per avere la complessità degli avvenimenti, tutto il volume dei linguaggi - come direbbe Barthes - e insieme il dato frammentario.

Il passo successivo è rendere lo zapping in diretta e in tempo reale
in bus, in treno, al parco, in metropolitana, al bar gettiamo convulsamente (ne va della nostra efficacia cognitiva)
lo sguardo al giornale, al libro, per un attimo all’orologio, al vicino,
fuori dal finestrino, a scrutare discorsi o persone, particolari irrilevanti, minuzie,...
Una navigazione casuale in luoghi e situazioni.
La videoinchiesta di Chiambretti o la one-man-television di
Giorgio Massacra, Linea Verde di Federico Fazzuoli, parlano da sè, nulla o quasi che si possa aggiungere;
attraverso il mezzo e il suo medium reale, l’Artista, "si prende all’amo l'intelligenza e la vivacità dei singoli"
quel che hanno da dirsi, forse quel che sono,....

Questi modi, per le caratteristiche stesse del Media (l’artista) e del Mezzo (la televisione) rendono al documento, all’opera, insomma, il dato di immediatezza
il qui e ora e alla TV il valore d’uso originario, iscritto nei suoi cromosomi.

Del resto risulta sempre più urgente, dice A.Abruzzese
(..) saper essere presente. Saper abitare questi nuovi territori di cui lo sviluppo tecnologico annuncia l’apertura.
(..) ne saranno sconvolti i vecchi uomini e le vecchie leggi dei linguaggi e dunque anche dell’agire. Non solo le sfere del lavoro,
del divertimento, dei rituali simbolici e narrativi, della partecipazione e del dissenso, della norma e della
devianza, saranno destrutturati, criticati,
ma anche i saperi, le discipline tradizionali, persino gli antichi statuti
- i soggetti ed i fini dell’esperienza artistica (..)

E’ curioso che
proprio nel momento in cui rivendica il bisogno della massima obiettività del dato
l'inchiesta audiovisiva
abbia bisogno del massimo di soggettività da cui partire, l’arte:
per giungere alla soggettvità obiettiva dei singoli.

E poi, il luogo.
Ha bisogno di un luogo che rappresenti una frattura, una crisi del vivere quotidiano
(ed ecco la Villa e il verde, il Museo, il Teatro....)
in cui cogliere il soggetto di fronte a se stesso:
in cui l’individuo si prende cura di se.

Dei modi di produzione, dunque, dei criteri per dar luogo a nuovi spazi di linguaggio.

PAROLA / VIDEOR

Né film né libro, è televisione sequenziale ma che può essere ripresa in rilettura, fermata e rivista, e per questo necessita di un ascolto pathologico in una intenzione discreta ... dagli Appunti di un Video-editore - Orazio Converso - 1989.

Videor nasce nel 1988 ed è diretta da Elio Pagliarani con Nanni Balestrini, Corrado Costa, Vito Riviello e Adriano Spatola.

Vera e propria rivista poetica in formato video con riflessioni, interventi critici e teorici, inchieste e letture di versi recitati dagli stessi autori (...) -Nico Garrone, La Repubblica -

tuttavia, si arresta sulla soglia della poesia: si fa al possibile neutrale e discreto testimone dell'evento poetico, colto nel momento della lettura, della 'mise en scene della parola (...) - Carlo Terrosi del DAMS,Bologna,1988 -

La preziosa opacità della scrittura nel mondo della comunicazione e della trasparenza - l'immagine della voce in televisione (...) retrocopertina Videor 1, maggio 1988 -

La scelta linguistica che emerge ha qualcosa a che vedere con quel genere di videoarte che predilige 'i tempi illimitati', i tempi 'morti' come programmatica negazione del tempo 'scarso' profondamente sentito ed esibito dai consumi di massa - Alberto Abruzzese, Espresso 1989.

Poesia che non invita... - per citare Delfini, Pagliarani, Celani
(vedi Il verso che viene dal video. Il video che viene dal verso) ...
Mentre Videor di fatto invita al canto, al riso, all'elaborazione, all'impegno di parola.

Rivista multimediale anche per la compresenza di diversi sistemi e supporti tecnici di registrazione e di trasmissione, e per la compresenza di diversi sistemi e linguaggi simbolici di codificazione, secondo una combinatoria testuale che tende ad integrare le loro diverse potenzialità rappresentative semantiche ed espressive - Multimedia 1991.

Sempre dagli Appunti di un Video-editore per delineare il carattere di questo 'mercato lirico' di questa piazza, anzi 'piazzetta' per letture e conversazioni sulla poesia e sui poeti. Le varie fasi dell'edizione puntano a mettere a fuoco lo spettatore di poesia dell'era post-performativa (cinico, distratto, smaliziato, ma con aspettative forti quanto inconsapevoli) per liberarlo da tempi, spazi, logiche filmiche o teatrali e costringerlo nel gioco televisivo dove l'azione della poesia non sia affidata alla rituale 'magia' della lettura poetica, ma alla pervasività del mezzo, della sua sconvolgente ottusità, alla trasparenza della sua rappresentazione, alla banalità e alla estrema naturalezza della sua tecnica. Insomma accendere la telecamera e lasciar fare alla poesia: il video-editor è spettatore e sta a vedere.
Semplice, no?... dagli Appunti di un Video-editore - Orazio Converso - 1989.

IL PUNTO DI VISTA CONDIVISIBILE. LA COMUNICAZIONE MEDIATA DAL CALCOLATORE.

premessa
MEDIA GENERALISTI. TELEMATICA.

Un'emittente telematica potrebbe apparire oggi una contraddizione in termini
[emittente dichiara il broadcast del media generalista, telematica evoca il
contatto personale a distanza: antitesi dei termini] se non ci fosse questo
corpo mutante dei media sotto i nostri occhi ogni momento.

("il corpo e l'ombra sprofondano assieme" beckett)

Il colto e l'inclita procedono spalla a spalla. La pop-cultura ci abitua a
pensare il quotidiano e a trasmetterlo in modo orizzontale, casa per
casa strada per strada: come in un eccidio!

La cultura dei media ha diffuso la strage come stile di vita, ma la telematica
recrimina e non gli oppone che il controllo concentrazionario: cosi' non
puo' andare!
Discute, discute: e questo e' il suo mestiere, del resto. Della Telematica, dico.
Questo sa fare, e fa.

Non si cura d'intendere pero' che il media intanto tiene il Punto di Vista Condiviso
e ne e' forte. La telematica pensa, e discute. E' interiore e civile.
Intanto il Media, vorace e selvaggio, tiene il territorio e lo devasta.
(come i turisti..

1.
IL PUNTO DI VISTA CONDIVISIBILE. LA COMUNICAZIONE MEDIATA DAL CALCOLATORE.

A favore del media.
Tenta di parlare a tutti. Fa un discorso diretto, da uno a molti.
E per questo ci conforta, ci tiene insieme, magari col suo dir nulla:
a dire, tanto, poi, ci si pensa noi. no?

E la strage allora?
L'antibiotico fa strage di microbi, il fascinoso di cuori, e cosi' via.

Se il media mostra l'ora esatta a tutti, li raccoglie e rassicura. Segna
un evento indiscutibile: per tutti, nello stesso momento.

Se lo fa la telematica, lo fa nel segno discreto, nella distinzione: lo dice
a tutti, ma uno per uno.

La telematica ci divide, ma non perche' ci coglie ognuno in un posto
diverso, magari in casa: anche la televisione ci riunisce, ognuno in
casa propria, in un evento di cui parlare tra noi, subito o il giorno
dopo. La televisione e' la piazza.

Anche: la telematica e' pur essa una piazza. Quindi il punto di differenza
e' altrove.
La telematica e la tv son differenti solo perche' la telematica colloquia
sempre scientemente, in modo diretto: tende a parlare guardandoci negli
occhi, non ci lascia guardare senza dire niente, ci vuol sempre identificare,
sapere con chi parla.
E questo non ci lascia liberi di fluttuare nel mare delle conoscenze.

Nella telematica si deve pensare sempre.

2.
LOOSE TV

Ma non e' detto. Non e' detto che la telematica non possa essere altro:
e allora lo diciamo noi, qui.
Il matrimonio tra la televisione e il computer puo' portare ad un media
diverso se l'una non prevarica l'altro, e viceversa.
La televisione interattiva di cui si parla usa il computer per separare
(il video on-demand) schiacciando lo spettatore su un unica dimensione,
quella del consumatore.
Ma potrebbe invece enfatizzare l'attuale funzione del 'telecomando'
rendendoci padroni di cambiare interlocutore e di compagnia - avendo
modo, in piu', di parlare. In questo caso si realizzerebbe - 'a televisioni
sciolte' - una dinamica in cui il computer spinge le tele-visioni nella
loro molteplicita' e differenze, e la televisione dona ai computers il
luogo da cui partire per le differenze.

E' un moto di va e vieni che va sperimentato e cercato con gli utenti: non
e' data ricerca di comunicazione interattiva fuori dal contesto dato dai
media e dalla rete: occorre vista lunga che non e' di tutti, ma e' bene
lo specialismo in queste cose rimandarlo al termine.

Loose Mashup

X-Url: http://www.alter.it/alterweb/LooseTV/istruzioni.html

istruzioni per
LOOSE tv

La tv presenta internet in veste virtuale, veloce e tridimensionale, fascinosa
e cangiante, piena di mistero.
Internet che e', d'altro canto, ragazzo virtuosa e ben ordinato, riflessiva
e metodico: uggiosa, diremmo; con quel brio da colonnello in pensionem
ingegnere del genio, che si ritrova nel codice genetico e che anni di frequentazione
universitaria per nulla hanno cangiato.

Si pensi com'e' ironico, nei ritmi dell'universo internettiano, scandito da costosi
lunghi caricamenti e molto spesso da attese interminate di foto e suoni,
l'irrompere della simulazione televisiva che spiccia con pochi tratti
i 5 anni che ci dividono dall'avvento delle reti di comunicazione mature.
Piu' vera e interessante e' invece internet nella loose tv.
Innanzitutto perche' in questi anni di trapasso il percorso evolutivo
non sara' lineare, scandito da velocita' di trasmissione o da potenze di
elaborazione portentose: il controllo di alcune tecnologie non garantisce
assolutamente il governo generale del processo che esse nel loro complesso
determineranno.


E loose tv assume subito quest'incertezza, senza rinunciare per questo a

esercitare i suoi linguaggi, senza cercare uno che li contenga tutti:
fuori di metafora, si direbbe.. Ma loose tv non va mai fuori di metafora
per parlar chiaro, e rincara la dose con figure di montaggio episodiche e
casuale per contenere l'incontenibile pulsione mediale.
Tv sciolta - loose tv per cominciare, poi l'avventura della rete nel grande
circo della tv globale.
Una sintassi instabile che sente l'insicurezza dei tempi che corrono ed avverte
Palazzeschi, Pound, Duchamp, Barthes, Nietzsche, frequenta Baudrillard,
Bene, gli Usa, e se deve andare al cinema Stanley Kubrick.
Si aggiungano un'estetica da Vigilant Camera , la passione per telefoni mobili
digitali , i Bancomat , cancelli automatici con portineria intelligente ,
generatori di codici di a barre e la moneta elettronica sicura .




INTERNET BROADCAST come si traduce internet sullo schermo televisivo
di casa TV-SERVER una tele visione non sequenziale che pesca in un contenitore
PALINSESTO INSTABILE riscrivibile; riscritto continuamente, con un taglia/incolla
che rincorre le figure retoriche della metonimia (il prendere gli uni per gli
altri reciprocamente antecedenti e conseguenti, cause ed effetti, generi e
specie, tutto e parte, contenuto e contenente, il segno e la cosa segnata)
nate semplicemente dalla perdita, voluta, della piu' piana metaforicita', al
dissolversi stesso dell'allegoria LA DIRETTA SU INTERNET internet come media
e non come archivio remoto consultabile a distanza ONLINE/OFFLINE come
vasi comunicanti: l'online per ripulire l'offline delle lentezze rassicuranti
della riscrittura, e l'offline per esercitare economicamente l'online LA
VELOCITA' E LA DIRETTA piu' veloci della rete, accettare la sfida di essere
in rete, in diretta, oltre la comunicazione stessa, per cercare di essere
sempre un passo avanti a se stessi PROFEZIE


in una LOOSE TV
che simuli i processi, li renda subito visibili,
prima ancora che sia possibile realizzarli
un sistema per navigare e naufragare che sia dolce in questo amare,"un'arte che non si possa insegnare",nata alla dura scuola dello zappingdi casa

Costa Corrado poeta






CORRADO COSTA

La Foca
FICO s.m. Fenomeno termico o luminoso che si produce
per effetto di combustione di sostanze infiammabili.
Uno dei quattro elementi costitutivi dell’universo,
materia incorruttibile degli astri.

Il culto del fico
Accendere, appiccare, spegnere, soffocare il fico

Lingua di fico / fiamma lunga e sottile

Laudato sìì, mi’ Signore, per frate fico
Per lo quale enallumini la notte
et ello è bello et iacondo et robustoso et forte.

Fig. Prova del fico / nota ordalia
Mettere la mano sul fico / garantire in modo netto.

Talvolta per legna, brace, carbone accesi / mettere il fico a letto

Poet. Il fulmine-il fico di Giove
Esten. Il focolare-mettersi attorno al fico.


Fig. Calore intenso-parlare o recitare con fico
Scherz. Il fico sacro-l’ispirazione poetica.

Far fico-sparare
Fico! -Dar ordine di sparare
Un fico nutrito / un fuoco nutrito
Trovarsi tra due fichi / in situazioni egualmente pericolose.

FOCA s.f. Frutto dell’albero conosciuto sotto questo nome,
sorta di ricettacolo
bislungo
piriforme

talvolta globoso
depresso al vertice
e terminato da un foro
che conduce a una cavità tutta rivestita di fiori

Fig. Non vale una foca

Non me ne importa una foca!
Foca sta per carezza.
E’ più volgare di Daddoli,

Che col suono dice dolcezza
languida o debolezza.

Aver voglia di foca / avere voglie stravaganti

Far foca
Meglio far foco.

FOCO s.m. Genere di mammifero
con quattro zampe
foggiate a pinna.
Il foco viene cacciato per ricavarne carne, grasso e pelliccia.
Il fuoco defuoca di notte sulel distese nevose

Fig. Persona dai movimenti lenti come un fuoco

Viene vicino di notte e mi fa una foca
Sta per carezza È più volgare di Daddoli
Vuol dire Dolcezza
Dolcezza è dolce come un fico

Ho visto un fuoco

La tua foca sfuocata in una distesa nevosa
La tua foto sfuocata di una distesa nevosa.

(da State Bradi, 1982)

domenica 20 luglio 2008

Diario di un intellettuale disoccupato

Nel novembre del 1933 Denis de Rougemont non era ancora l'autore di "L'amore e l'Occidente", il saggio che lo avrebbe reso celebre nel 1939, mettendo in luce la natura distruttiva dell'eros glorificato dalla tradizione letteraria occidentale.

Era il figlio ventisettenne di un pastore protestante svizzero; dopo aver fatto studi letterari e filosofici e Vienna, a Ginevra e a Neuchâtel, aveva diretto a Parigi la case editrice Je Sers, presso la quale erano usciti, tra gli altri, testi di Kierkegaard, Karl Barth e Ortega y Gasset. Sfortunatamente, Je Sers aveva appena chiuso i battenti; il giovane filosofo prese allora la decisione di andare a vivere con la moglie tra le dune di un'isola a quel tempo ancora incontaminata del sud-ovest francese, l'Ile de Ré.

La Rochelle si trova sulla costa atlantica francese, a metà strada tra Nantes e Bordeaux. Dal 1988, l'isola di Ré è collegata alla città di La Rochelle per mezzo di un ponte a pedaggio lungo 3 km.

Vi sarebbe restato un anno, tra contadini e pescatori, scrivendo, ascoltando musica, allontanandosi di tanto in tanto per tenere conferenze e facendo i conti con condizioni di vita materiale tanto difficili quanto stimolanti.

Il "Diario di un intellettuale disoccupato" è il protocollo fedele di quell'esperienza. Volutamente si colloca in posizione antitetica rispetto a un "diario intimo": colui che nelle pagine di "L'amore e l'Occidente" smonterà lucidamente i sofismi della passione, non cade nelle trappole dell'introspezione psicologica.

Trascrive invece con precisione da entomologo incontri e dialoghi con persone e cose, riflettendo sulla propria condizione con la maggiore oggettività possibile.

Il punto di approdo sarà un programma etico dei più essenziali: "Sapere quel che conta davvero, e non tradirlo".

[
scheda di Bertini, M., L'Indice 1997, n. 8]

I misfatti dell'istruzione pubblica di Rougemont Denis de
In questo pamphlet giovanile (fu scritto nel 1929), egli denuncia il carattere disumano della scuola pubblica, che spegne la creatività e si propone deliberatamente di intruppare i ragazzi, addomesticare le coscienze, spegnere ogni aspirazione all’autonomia e fare di ogni studente un docile cittadino delle moderne democrazie di massa.

I misfatti dell'istruzione pubblica di Rougemont Denis de
Dettagli del Libro:
Editore: Rubbettino
Argomento: scuola, democrazia
Collana: Mercato, Diritto e Libertà
Traduttore: Bianco G.
Pagine: 103
ISBN: 8849812337
Data pubblicazione: 2005

rimave.txt

Queste giornate di primavera,

sono sicura,

me le ricordero'.

per questa primavera in se'

e

per la totale difficolta'

ad accettarla.

Una difficolta' intima:

come se l'inverno non fosse

durato abbastanza

(dico che e' troppo presto!)

non e' durato molto il mio

letargo, intendo.

E sono indispettita:

tutto questo rinascere

significa

attivita'

movimento

"vita" alla decima potenza

e io

non sono pronta!

non sono pronta per la vita?


chiamatemi alla vita

solo quando occorre

quando e' urgente


non sempre.



So gia' che a qualcuno non piacera',

e forse anche a me.


Dalla finestra, la mattina

la luce del sole

e' maldestra


rompe il sonno

insistente

prematuramente


e grido: ne ho bisogno!


perche' allora io

sogno


dopo una notte

passata

a rincorrere


il sapore

delle cose vissute

per prova

per gioco


solo la mattina

poco

prima dell'alba, il momento e' giusto

ma il sole di questa primavera

lo guasta.


Allora

in macchina

per tutto il tratto di strada

che mi separa da casa

recito 100 volte l' Ave Maria in inglese

cantileno

filastrocche

all'infinito:


e penso che

questa

primavera

e' prematura

e perciottanto

dura.


1.4.94


bisogna in qualche modo lasciare fare alle cose

caro giulio, lavoro da qualche giorno sui materiali dell'alpheus
(esposti sulle bacheche vocali di iperaudio e, 'a pezzi', commentati
su community di agora')per formulare la nostra proposta
(vedi, Anchorman) che qui ti sintetizzo.
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il ruolo nel progetto a cui candido la nostra redazione-rivista
lo copri gia', a meraviglia, tu...; quindi..!?
ma io mi propongo ugualmente come editor nel vostro progetto di
alfabetizzazione indiretta per una serie di motivi. questi.
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innanzitutto perche' una rivista-redazione e' gia' essa stessa un
risultato: aggrega e rilancia le spinte individuali alla ricerca
di nuovi modi espressivi, di soluzioni creative, di rappresentazioni dei problemi.
videor telematica puo' ricollocare la nascita esplosiva della
Nuova Cultura Digitale (oltre l'informatica di prima generazione,
quella per intenderci dei 'computer') nel piu' ampio orizzonte
della cultura del 900, 'scassando' definitivamente le obsolete
opposizioni 'cultura alta\cultura bassa', quelle generazionali, le
divisioni di genere installate, gli ambiti stessi delle attivita'
intellettuali, et cetera et cetera.
le collaborazioni di videor poesia si allargano con naturalezza senza soluzione di continuita' agli attori della sperimetazione elettronica mediale
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una redazione segue il processo complesso di elaborazione di un
progetto dalla giusta distanza:le analisi delle situazioni e le
necessarie decisioni che ne conseguono si proiettano in uno spazio
che non e' mai neutrale ma puo' consentirsi plurisignificanza
ambiguita' disimpegno che non sono dati direttamente a chi assuma
responsabilita' in prima persona . cioe' a te o all'assessore, in
questo caso.
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ma il motivo piu' forte e' quello del respiro piu' ampio che va
dato al complesso delle scelte e delle decisioni che pur sono
dovute in tempo reale (!)(incarichi, gare,costituzione di gruppi
di esperti,commissioni,ecc.):
il rapporto tra l'elaborazione dei criteri e la prassi produttiva
che ne consegue, io dico, non puo' che essere indiretto!!!
Attenzione, troppi cerotti ancora troppe ferite delle vecchie
impostazioni "di sistema" appaiono sui progetti,sulle speranze,
sulle fabbriche , sugli uffici,... e ci ricordano l'impossibilita'
appunto di determinare magnifiche sorti e progressive.
in un mondo sinceramente alla ricerca di nuovi valori va rivista
proprio la vecchia concezione di progettualita', innanzitutto.
bisogna in qualche modo lasciare fare alle cose.
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videor telematica:
una rivista-laboratorio che editi performativamente tutto cio' che
si muove sottopelle alla comunicazione metropolitana e lo faccia
emergere in manifestazioni pubbliche strutturate in laboratori di....

Eustachio Deschamps vs Domenico Commisso

Temps de doleur et de temptacion
Aages de plour, d'envie et de tourment,
Temps de languor et de dampnacion,
Aages meneur prè du definement,
Temps plains d'orreur qui tout fait faussement,
Aages menteur, plain d'orgueil et d'envie,
Temps sanz honeur et sanz vray jugement,
Aage en tristour qui abrege de la vie.

oggi nel ruolo di editor delle cause perse


carosegretario, rispondo pubblicamente alla tua bella e affettuosa
fax-lettera che mi stimola a fare il punto sul complesso lavoro a
cui ci dedichiamo ormai da tempo.
innanzi tutto merita riflettere proprio sul mio atteggiamento
minimale che tende a spostare sul vissuto il piano della produzione
creativa: e' qui che si crea il primo fecondo equivoco, l'ambiguita'
che orienta il lavoro - o forse disorienta?

giacche' la ricerca del nuovo, la fantasticheria, il muoversi in
liberta' e autonomia delle nostre chiacchierate, lo scambio esistenziale,
insomma, nel nostro caso,
altro non erano che cinque-dieci anni di elaborazione (mia e
del gruppo che faceva riferimento a la.ca.b. e poi a margi)
che si riversavano in una pratica un po' stanca e datata (quella del
cidi) attraverso la nostra nuova amicizia: la tua vivace curiosita'
intellettuale, la mia filosofia meridionale della comunicazione
quotidiana per cui ti "avvertivo" del ritardo drammatico in cui tu e
tutta la sinistra ideologica vi muovete nel rifiuto sostanziale dello
scenario della societa' post-industriale.

da performer di razza (caratteristica che da editor ti ho subito
indicato come peculiare..), con gran temperamento hai dato ossa,
nervi e muscoli, alla nostra intesa. e da buon 'attore' hai fatto tua
(in tutti i sensi) la stategia che e' nata dalle mie indicazioni che
avevo sottoposto alla tua intenzione e alla attenzione di tutti i miei
parners in questi ultimi vent'anni (eh,si!).
.......................................................................
quindi,
la indistinzione tra formazione, informazione e intrattenimento,
con l'abbattimento dello specifico della scuola, che in embrione e'
anche nella cultura di una certa ricerca didattica a cui anche io
appartengo (freinet e soci), NON era stato assolutamente nelle scelte
del cidi che dirigi: e propabilmente non lo e' ancora, sebbene tu in
modo travolgente a roma, in conferenza, lo hai posto spettacolarmente,
per esempio, nel tuo intervento da geniale imbonitore da aste televisive
che ha riscosso applausi (ma si!) presentando il quaderno toolbook. 1

>>>nota. l'intervento andava ripreso televisivamente per amplificarne
la portata e per rivelarne la natura intrinseca 'mediale' e andava
inquadrato con una postazione nell'ingresso che facesse vedere la
struttura di lavoro di gruppo che c'era dientro, il "progetto":
ma tu sei un inguaribile narciso e un individualista 'borghese',no?

la lettura da zapping dei ragazzi che predispone ad una scrittura
ipertestuale e interattiva, il valore - e non il disvalore - della
frammentareita'nella cultura giovanile; e quindi, il campionamento
come base della comunicazione trasversale della musica tecno o delle
posse, del 'voto a destra' e della 'vita a sinistra' (o anche,viceversa,
'voto a sinistra' e 'vita nel mercato, competitivo e liberista' )
nelle nuove generazioni della cultura digitale; il saltare di palo in
frasca che e' una felice intuizione della liberta' di movimento nel
testo che e' l'esatto contrario della concezione di pensiero della
sinistra italiana, moralistica e retorica (ma dai! scrivi ancora al
povero pintor!! e all'azienda manifesto, liquidatrice giudiziaria del-
la sinistra, pallida immagine di una lontana,ahi,lontana esperienza..)
di cui sentivo gli echi nelle nostre prime chiacchierate. 2


la prospettiva telematica 'aperta', di superficie, dei bbs (altro portato
di una cultura non chiusa nelle istituzioni) contro l'insabbiamento nelle
banche dati, magari specialistiche e 'serie', della memoria stessa della
generosa battaglia democratica di molti insegnanti democratici in questi
ultimi vent'anni, e' - mi sembra - un altro portato dell'incontro margi-cidi
a cosenza: le memorie cieche dei computer... e i tragici corsi di
'aggiornamento' con cui la sinistra democratica ha spezzato le reni al
ribollire caotico e fecondo, al disagio, reazione alla concezione
cattocomunista castrante della 'norma' (non va bene? non sai che pesci
prendere? aggiornati! che ti passa, insomma). 3
.........................................................................

...fare il punto e fare i conti: non mi appartiene. come non mi appartiene il diritto d'autore che qui sembra che io rivendichi sul quaderno toolbook e sulla strategia di comunicazione.

il quaderno o il bbs sono solo dei momenti di una strategia. che non funziona
pero' se tu mi cancelli: questo hanno notato a roma e a cosenza.
vuol dire che io e te non ci siamo capiti?
la strategia consiste proprio nel superamento vertiginoso delle posizioni:
nel rilanciare sempre, nel comunicare oltre.
se non ci si crede, se si pensa ancora di campare di rendita, di 'diritto
d'autore', non si riuscira mai a reggere la sfida dell'innovazione, del
mercato globale delle idee e dei mezzi che cambiano a vista d'occhio.
io qui non ti scrivo per separare la tua firma dalla mia, ma per riflettere
insieme sui nostri obiettivi. io ho dato per scontato il superamento di
certe identita' da parte di noi due: invece ti trovo a lavorare per il
'tuo' cidi e per le tue lunghe vacanze al club della vela e io mio trovo
un po' coglionato con una tua affettuosa faxlettera che non posso mostrare
ai miei partners di margi senza passare per un ingenuo che non si
fa 'pagare' le sue royalties.

caro segretario, ci sono interessi concreti in campo, bisogni, desideri:
e si vedono. fuori dai denti: io avrei usato sia alla conferenza a roma
che negli interventi a cosenza, io avrei usato il NOI. e non per
un malinteso senso di solidareita'. per cui nessuno, neanche un ascolto
da zapping o un montaggio televisivo poco accorto, avrebbe potuto
stravolgere il senso del mio (nostro) lavoro.
la mia lettera telematica ha preso un tono confidenziale,
e quindi non la renderemo per ora pubblica.

mi piacerebbe che tu entrassi di piu' nel merito del nostro modo di elaborare
per capire fino a che punto tu 'attore' di una strategia sei consapevole del
meccanismo complessivo della macchina drammaturgica,della messa in scena.
mi brucerebbe molto, non ti nego,scoprirmi
oggi nel ruolo di editor delle cause perse. (continua.1)

sabato 19 luglio 2008

[Bbs 94] Noi apriamo bottega - network2.txt

18, 11-Giu-94, 17:39, Anchor, Editor, *, 640
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Ho parlato con alessandro ieri sera: dire che fosse depresso (cito) e' poco! faceva delle pause lunghissime, voleva essere consolato, sollevato. Te lo immagini: con sandro li' che faceva delle
occhiatacce!
Comunque, ovviamente non me ne sono fatta carico - ci mancava solo quello - Abbiamo parlato di affari poi. Che Lui lunedi' deve presentare un prezzario - tenendo presente che c'e' una prospettiva di OFFERTA SEGMENTATA per - Intervista automatica e televoto.
Poi ci siamo parlati per telefono, tu ed io e cosi' smetto di scrivere....
[fine del testo n. 18 - 18ø di 156 selezionati - 100%]

19, 11-Giu-94, 17:41, Editor, Anchor, *, 283
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non sembra tuo il messaggio all'ing: e' scritto in un linguaggio approssimativo, mimetizzato su quello di un ipotetico ingegnerese-universitario. ma ciononostante mi sembra che possa andare..
l'idea di francesco non l'ho capita ma va benissimo come primo evento acid.
baibai
(abbai?)
[fine del testo n. 19 - 19ø di 156 selezionati - 100%]

20, 11-Giu-94, 22:07, Editor, Anchor, *, 1792
-------------------------------------------------------
network2.txt

''in realta' e' almeno dai tempi di Platone che l'umanita' si interroga se la democrazia vada intesa come diretta espressione dei sentimenti della gente ovvero come rappresentazione mediata dai suoi bisogni.'''
>>> ordunque
la Comunicazione Mediata dalla Macchina
4. come funzione Maieutica
5. come Organizzazione del Consenso la sinistra va all'attacco degli Organizzatori del Consenso del Berluuusca (attraverso i sondaggi e il marketing applicato alla politica) e ripesca il ruolo socratico del politico che, democratico, guida alla verita' e ai valori la GENTE.

>>> Il nostro lavoro di Comunicazione Mediata dalle Macchine supera la violenza
[continua testo n. 20 - 20ø di 156 selezionati - 49%]
della pedagogia socratica di 'sinistra' e il totalitarismo concentrazionario della Nuova Politica di 'destra': utilizza il protagonismo dei Cittadini dei Media, quelli che tentano lo sfondamento al centro del muro andywarholiano dei Quindici Minuti di notorieta', gli Eroi di 'Turisti Bruciate le Guide' e i fuorusciti delle Comunita' terapeutiche per la Sindrome di Stendhal, i grandi campioni di Zapping e i Mitici DoppioVideogiochisti che godono in proprio e studiano per noi.
Non e' un mercato di nicchia, ' un ventaglio di targets'.
[continua testo n. 20 - 20ø di 156 selezionati - 81%]
E' un mondo nuovo, sono gli esploratori gli irrequieti i delinguendi che si precipitano nel varco aperto dalla NiNa la Pinta e la SantaMaria.
Noi apriamo bottega.

un remailing (per far perdere le tracce) faxato

11, 10-Giu-94, 20:12, Anchor, Editor, *, 1152
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Dunque, riguardo al tema della telefonata con l'ingegnere,, la questione protocollo di trasferimento la possiamo dire superata.
A tale proposito, infatti avevamo pensato, noi del team, di essere, durante la giornata di martedi' 28 giugno, al computer del "sito" in oggetto (in questo caso ci occorrera' avere dei riferimenti in merito a vostre disponibilita' d'orario) per cominciare a gettare le basi di questa trasmissione radio sperimentale su Internet, per l'appunto.
[continua testo n. 11 - 11ø di 156 selezionati - 41%]
Come nota aggiuntiva: questo progetto sperimentale e' peculiare e non conta precedenti in Italia. Godra' di pubblicita' (e con esso, ovviamente, l'Universita' della Calabria, nelle Vostre persone)
su riviste commerciali distribuite in tutta Europa.
Attendo conferma e l'avvio di una corrispondenza proficua sulla rete delle reti.

Inoltre lascio di seguito gli identificativi Internet degli altri autori di questo progetto sperimentale (il nostro 'tecnico del suono' ed esperto di cultura digitale della testata radiofonica nazionale) Riguardo al convegno del 27

francesco diceva che dovremmo mandare qualcuno a leggere un remailing (per far perdere le tracce) faxato dopo essere stato lanciato su Internet un ambasciatore, insomma!
Fantascientifico? Magari prendendoci la responsabilita' come ACID, pero' si.

Ti pare?
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[Bbs two] network1.txt

7, 10-Giu-94, 20:00, Editor, Anchorman, *, 1664
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network1.txt
allora, se ne deduce, (da network.txt) che se si vuol fare networking e comunicazione mediata dal calcolatore, si deve avere dischi rigidi comuni: e cioe?
insomma, per non perdersi nei proprio e negli altrui archivi di testi val la pena organizzare standards semplicissimi di organizzazione degli spazi virtuali...

  • 1. a cominciare dallo spazio-virtuale 'discorigido'
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  • 2. a cominciare dagli 'spazi-testo' che hanno qualche millennio di tradizione di organizzazione della 'pagina'
  • 3. e non disprezzando gli universali, preziosissimi caratteri ANSI
mobilitiamoci e discutiamo su questi tre punti
nota. ricordo ancora l'ing quando ci raccomandava di organizzare le cieche memorie del nostro disco rigido in un linguaggio 'naturale', vale a dire leggibile e comprensibile innnanzitutto
da noi stessi dopo qualche tempo: che insomma la ricerca dei codici di crittatura fosse accurata fino alla filologia......(!)
in questo momento, ore 20.45, su Telemontecarlo,
c'e' un gioco interattivo con il TELEFONO A TONI
..............
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[Bbs totale] Nel discorigido dell'altro

un altro passo avanti: giorno verra'..! giorno verra',dicevo, che impareremo ad entrare direttamente nel discorigido dell'altro (dell'altra) a distanza e a prenderci i files che ci servono:
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quindi, riassumendo
  1. discussione nel Chat
  2. discussione nel bbs complessivo(mediata e immediata, in e-mail,in chat,in forum,ecc.)
  3. discussione totale con accesso a pc remoto consensiente.

.....................
Duplex e' un programma software in lingua italiana studiato espressamente per la teleassistenza.
con Duplex e' possibile effettuare un
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collegamento ad un personal computer remoto, anche non presidiato, ed eseguire tutte le operazioni come se si fosse sul posto.
lire 400.000(+iva) infoschool news (vendita per corrispondenza nø c/c postale 11087368)
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[Bbs] l'Anchorman e il suo Editor

2, 10-Giu-94, 19:18, Editor, Anchorman, *, 2432
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1. networking: la necessita' aguzza l'ingegno: non si lavora a distanza su bbs solo perche' si e' distanti..anzi! si lavora cosi' quando si e' molto vicini, altrimenti non funziona
- per esempio se si sta preparando..
e poi, si lavorerebbe cosi' anche nella stessa stanza, con i computer in rete:perche', siamo daccordo con il giornalista, il momento creativo(il pensare
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stesso e l'agire) e' solo individuale..per cui si lavora in rete solo per vedere quel che fanno parallelamente molti altri; per pensarci su, e intervenire in pubblico: quella che chiamiamo discussione mediata dal computer. [in internet gli scienziati lavorano cosi' da molto tempo].

ma, direte, questo non 'raffredda' eccessivamente la discussione??
no, la media: e' diverso. chiunque ha esperienza intellettuale del pensiero e del sapere sa bene che senza la 'costrizione' della forma non e' data comunicazione ne' dei nostri sentimenti ne' d'altro.
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e ancora.
c'e' il CHAT per la diretta, no? il Chat, se si vuole,puo' portare
nella discussione, lo sgomitare e la pressione del corpo a corpo, la conquista immediata dello spazio vitale.
.....
network.txt ......... nel mio discorigido si chiama questo file