1. (nomina non sunt consequentia rerum, logica del significante, la produzione
di luogo, dilettantismo, bacini di cattura)
Se le cose - dalle nostre parti - vanno male e' perche' non vi sono piu' spa-
zi di parola. Si potrebbe dire che non vi sono piu' spazi e basta, giacche'
non conosciamo altro spazio che non sia quello in cui far risuonare la voce.
Lo spazio e' di parola.
E' indubbio che c'e' un animale sul quale il linguaggio e' disceso e che
questo animale ne e' veramente segnato.
Non e' soltanto che la lingua faccia parte del suo mondo, ma sostiene il suo
mondo da cima a fondo. Da qui l'enfatizzazione strategica dell'unico plus va-
lore di cui siamo certi: la parola, da cui muove la prima azione convideo.
Una parola che ci interessa soprattutto come phone', come fatto musicale, ma
pure per le sue co-occorrenze scritturali, gestuali, visive, insomma per tutte
le forme in cui essa s'incarna. Cosi' dopo la parola civica e poetica di Pa-
gliarani, dopo la parola/canto di Nino De Rose, seguendo una logica dell'even-
to profondamente intrecciata a una logica di formazione, che alla formazione
solo aggiunge il godimento e lo spettacolo, altre parole verranno: la parola/
radio, la parola/cinema, la parola/informatica, la parola/ Dio (ad es. coinvolgendo Pino Stancari, ascetico e gesuitico perfor-
mer), oltre alla fedele compagna parola/video, appunto convideo.
Una enfatizzazione della parola dunque, che viene pero' da una corrente silen-
ziosa che ci fa pure intravvedere il sangue che sgorga dalla crosta delle fra-
si fatte. Una parola che ha - al suo centro - un dubbio e un tarlo:
come si dice da queste parti, che 'a megghia parola sia quella che non nescia.
La prassi che qui si propone muove in ogni caso da una logica del significan-
te, prendendo pietre e alberi per alfabeti, architetture sentieri e paesaggi
per fonemi, i prodotti dell'attivita' umana per morfemi.
Ma senza l'ossessione, maniacale e folklorica, a parlare di se'.
C'interessano pure il fuori, i ponti, gli ancoramenti all'esterno, le porte
del Potame Busento, e -soprattutto- il parlare da se' e non di se'.
Ricordando sempre che il piu' grande scrittore calabrese resta James Joyce,
occorre autorizzarsi a prendere la parola: unica chance di produzione di luo-
go, in una terra da sempre costretta in uno stato di non luogo da una serie
interminabile di non luoghi a procedere.
Insomma se il programma leader punta in alto, non sara' certo il G.A.L. Potame
Busento ad abbassare la mira. Prendere la parola per guadagnare spazio, per-
che' lo spazio e' un dubbio: occorre continuamente individuarlo, designarlo,
conquistarlo. Designarlo equivale a disegnarlo, essendo il "disegno l'altra
faccia del destino" (J.Lacan).
L'assieme delle azioni e delle misure dovranno costituire quindi una sorta di
disegno, di basic design elaborato da una equipe che abbia pero' oltrepassato
la posizione di professionalita'.
Imprescindibile, per installarsi con grazia nel significante, e' la condizione
di amatore e di dilettante.
Finalita' filosofica e' "la verita' dell'interazione umana spaziale"
(G. Olsson).
Obiettivo piu' concreto e' che il Potame Busento si attivi come "bacino di
cattura" (nozione forgiata da J. T. Desanti per tradurre l'impatto di un gesto
su un gruppo, il suo effetto di coinvolgimento collettivo).
Meta-obiettivo, da verificare a fine programma, sara' quello di poter reinter-
pretare attori, eventi, e interventi come semplice pre-testo.
Constatando che "nulla avra' avuto luogo tranne il luogo"(Mallarme').
2. (Influenza, dislettura, intertesti, interpoeti revisionisti, tardivita')
"Una mappa della dislettura studia l'influenza poetica, con cui continuare a
non intendere il passaggio di immagini e idee dai poeti precedenti ai succes-
sivi. Influenza significa che non ci sono testi ma solo relazioni tra testi.
Queste relazioni dipendono da un atto critico, una dislettura o mispresa che
un poeta effettua sull'altro e che non differisce in natura dai necessari atti
critici effettuati da ciascun lettore forte su ciascun testo che incontra. La
relazione d'influenza governa il leggere come governa lo scrivere, e leggere
e' percio' discrivere, giusto come scrivere e' un disleggere. (...)
Il revisionista si sforza di vedere di nuovo, cosi' da estimare e stimare dif-
ferentemente, cosi' dunque da mirare "correttivamente". (...)
...persuadere il lettore che anch'egli deve prendersi la sua parte dell'agone
proprio del poeta, sicche' anche il lettore possa fare della propria tardivi-
ta' una forza, invece che un'afflizione". (Harold Bloom)
3. (Ipertestualita')
Nomadismo culturale, agriturismo, orienteering, intersettorialita', interscam-
biabilita': sono tutti requisiti naturalmente appartenenti alla metaforica di
navigazione ipertestuale. Azioni e materiali di supporto avranno dunque la se-
guente struttura:
unita' esplicative
unita' esplicative di orientamento
unita' di diramazione (nodi)
help
hotwords
pulsanti
azioni dell'utente intermedio specificatore:
cattura
collegamento
classificazione
selezione
creazione
consultazione
azioni dell'utente intermedio implementatore:
generazione
consultazione
completamento
4. (la sorpresa, il gioco, il territorio)
L'agenzia di comunicazione utilizzera' una rivista transmediale a supporto va-
riabile.
In base alle esigenze specifiche, sara' di volta in volta in forma di
videocassetta
audiocassetta
calendario
breviario
booklet
quaderno
poster
etc.
costituendo ogni supporto e ogni numero un tassello di una possibile guida ge-
nerale (collazionabile e eventualmente trasponibile su un supporto unico solo
al termine del primo ciclo di azioni GAL)
Ogni numero ideato e composto in base alle peculiarita' del mezzo.
Ad es., questa una ipotesi di menabo' dell'audiorivista:
Audiobox (sound interesting e sound intriguing, scenari sonori di complessita'
crescente);
Sentieri sonori; (vere e proprie audioguide);
Repertorio toponomastico e (sopra)onomastico del comprensorio;
Proverbi e canzoni;
Interviste;
Riscritture sonore.
CONVIDEO/CELANI
Nessun commento:
Posta un commento