venerdì 22 febbraio 2008

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nato a Parigi il 28 dicembre 1931 “al calar della notte”, morto suicida a Parigi, il 30 novembre 1994, una specie di stoico del XX secolo, détournement, riappropriazione di frammenti discorsivi di altri autori e loro utilizzo, riconversione anche deformata in altri contesti di significato.
Quest'uomo discreto, schivo, isolato, si svela nei suoi libri autobiografici, Panégyrique (1989) e Questa cattiva reputazione (1993), dove dà qualche scorcio sul suo modo di intendere e interpretare la vita.
Nel 1952, gira la sua prima pellicola: “Hurlements en faveur de "Sade" (Urla in favore di Sade).


La sua vita condotta quasi completamente in una solitudine altera e sdegnosa, la sua rinuncia ad ogni pubblicità che riguardasse la persona o l’opera, la sua morte provano che se Debord è stato lapidario, esclusivo, assoluto nella scrittura, fragile, debole è stato nell’animo, continuamente in pena perché estraneo, in ogni momento, a quanto gli avveniva intorno, diverso da tutto ciò che lo circondava fino a convincersi di essere inutile e sottrarsi al contesto.

La merce, nell'era spettacolarizzata, viene acquistata solo per il suo potenziale simbolico, con l'emarginazione completa del suo valore d'uso. Si tratta di dare sfogo a pseudo-bisogni, di consumare illusioni, all'interno di un consumo alienato che si associa alla separazione dell'operario dal proprio prodotto o dalla propria attività. la merce, oggetto della spettacolarizzazione mediale, acquista una seducente aura apparente e simulacrale che induce al consumo. Un consumo che si ammanta dell'aumento rivestiti di attributi simbolici tanto lucenti quanto illusori, sebbene vissuti come reali. Lo spettacolo, allora, non corrisponde semplicemente al contenuto mediale, ma è una nuova forma di relazione sociale fra gli uomini, che diviene indiretta e filtrata dalle immagini

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